Quali indicazioni dall’autunno 2020 per i mercati?

Dopo otto mesi turbolenti, vediamo quali sono le prospettive per i prossimi mesi

Quali indicazioni dall’autunno 2020 per i mercati?
4' di lettura

A due terzi del 2020, abbiamo visto come il mercato sia passato dalla fine della sua traiettoria rialzista più lunga di sempre a una delle più significative svendite dovute a recessione della storia, solo per poi marciare nuovamente verso i massimi storici. Tutto questo nel giro di otto mesi.

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Ora, con la presenza della pandemia per almeno un altro anno e i titoli azionari che entrano in quello che è storicamente il periodo annuale di maggior volatilità, i trader dovrebbero diffidare delle tendenze che hanno caratterizzato i mercati autunnali del passato.

La piattaforma di ricerca sul trading VantagePoint ospiterà una demo dal vivo utilizzando la sua intelligenza artificiale predittiva per dare un’occhiata ad alcuni dei trader azionari e degli analisti che si stanno concentrando sugli ultimi mesi del 2020; per ora esamineremo alcune tendenze in atto nel mercato, ed valuteremo come i periodi di volatilità di fine anno del passato potrebbero riflettersi sui titoli attualmente leader di mercato.

Volatilità di ottobre

La saggezza comune dei mercati sostiene che, dopo una pausa estiva in cui i trader al dettaglio e i proprietary trader si prendono una pausa dal mercato, i mercati autunnali tendano a essere più reattivi quando i trader rientrano sui mercati e si posizionano per la fine dell’anno.

Anche se questa idea è diventata un po’ antiquata (con alcuni che addirittura si chiedono se il mantra “Vendi a maggio…” sia mai stato vero), ci sono una buona quantità di dati storici che mostrano che la volatilità riprende fino a settembre, ottobre e novembre.

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Alcuni di questi dati possono essere attribuiti a eventi di mercato di grande impatto che hanno avuto luogo in questo periodo dell’anno, come il ‘Black Monday’ del 2011, in cui il mercato ha subito un sell-off dopo che il rating creditizio degli Stati Uniti venne declassato da Standard and Poor’s, o il crollo del 2018 che arrivò nel bel mezzo delle misure di inasprimento fiscale della Federal Reserve.

La reazione del 2011 alle paure recessive

Guardando al ‘Black Monday’, possiamo tracciare alcuni parallelismi con il mercato di oggi, in particolare per il timore di una recessione globale. Mentre il sell-off di fine 2011 fu dovuto a una combinazione di fattori, tra cui il declassamento del credito degli Stati Uniti e le continue difficoltà finanziarie nell’Eurozona, i timori maggiori di un rallentamento globale non sono completamente diversi dalle paure economiche legate agli effetti della pandemia.

A quel tempo i titoli finanziari, come quelli rappresentati nel Financial Select Sector SPDR Fund (NYSE:XLF), subirono un duro colpo a causa dei timori di recessione globale dell’epoca, sebbene il settore fosse ancora in difficoltà per il crollo del mercato immobiliare del 2008. Tuttavia è più rilevante ciò che è accaduto ai titoli del settore industriale, come Caterpillar Inc. (NYSE:CAT), General Motors Co. (NYSE:GE) e Honeywell International, Inc. (NYSE:HON), ciascuno dei quali ha registrato nuovi minimi a 52 settimane fino a settembre e ottobre di quell’anno a causa dei timori di una recessione.

L’attuale contesto di mercato porta certamente ad agire con cautela sia nei confronti del settore finanziario che di quello industriale; J.P. Morgan Chase & Co. (NYSE:JPM) e Bank of America Corporation (NYSE:BAC) sono ancora in ribasso rispetto ai loro massimi più recenti (per quanto i titoli industriali sopra indicati abbiano avuto più che una rinascita durante l’estate, cosa che potrebbe rivelarsi dannosa se i timori di recessione aumentassero di nuovo nel quarto trimestre).

Il crollo del 2018

In tempi più recenti, il crollo del 2018 si è verificato a seguito di molte influenze che il mercato sta elaborando ancora oggi, inclusa una guerra commerciale ancora in corso tra Stati Uniti e Cina e la possibilità di una recessione globale. Naturalmente il mercato stava anche rispondendo agli aumenti dei tassi di interesse, qualcosa che i trader vedevano come un attacco ai mercati azionari.

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Le conseguenze di quel crollo ricaddero principalmente sulle spalle dei titoli di consumo e tecnologici; il simbolo più evidente di quel crollo fu Amazon.com, Inc. (NASDAQ:AMZN), che nell’ultimo trimestre del 2018 perse oltre il 25% del proprio valore azionario. Anche altri titoli dalle grandi performance, come Apple Inc. (NASDAQ:AAPL) e Nvidia Corporation (NASDAQ:NVDA), hanno perso una buona parte dei loro guadagni annuali.

Ad ogni modo, oggi i trader sanno come sono andate a finire da allora quelle storie. Molti potrebbero ricordare il crollo del 2018 come la maggiore opportunità di acquisto dell’ultimo decennio; ciò spiega anche perché quei titoli tecnologici così solidi siano stati così resilienti nell’attuale contesto di mercato, anche se ciò non garantisce che, con l’arrivo dell’autunno e la fase successiva della pandemia, i trader saranno poi in grado di sopportare le nuove reazioni dei grafici.