In cerca di opportunità negli Emergenti tra spinte opposte di USA e Cina

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Aberdeen Standard prevede che lo stimolo aggressivo di Biden acceleri la crescita con benefici per azioni e debito emergenti, mentre l’atteso rallentamento dello stimolo cinese può penalizzare proprio gli emergenti

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La pandemia da Covid-19 ha colpito le economie emergenti in misura diversa, con alcune che hanno reagito meglio di altre anche se nell’insieme questi mercati hanno messo a segno ottime performance nel 2020, sovraperformando diversi mercati sviluppati, anche se con notevoli differenze tra regioni e asset class. Nel caso del debito, i flussi esteri sono prima crollati ma poi si sono ripresi rapidamente con volumi persino superiori al 2019 in Africa, Medio Oriente ed Europa emergente. Sull’azionario la situazione è stata più variegata con solo 4,6 miliardi di dollari di flussi esteri netti nel 2020 contro i 60,26 miliardi del 2019, con solo America Latina e Africa/Medio Oriente che hanno fatto meglio dell’anno prima, mentre l’Asia emergente ha addirittura un calo di 0,4 miliardi rispetto ai ben 65,7 miliardi di afflussi del 2019.

DUE FORZE CONTRASTANTI

Partendo da questo quadro, Carolina Martínez, Senior Statistical Analyst, Multi-Asset Investing di Aberdeen Standard Investments, trae la conclusione che gli investitori hanno fatto bene a differenziare tra i diversi paesi nel 2020 e prevede che nel 2021 le prospettive dei mercati emergenti verranno plasmate da due forze contrastanti. Da un lato, è probabile che gli stimoli del governo cinese rallentino in corso d’anno, frenando così le importazioni da altri mercati, mentre dall’altro lato, la crescita statunitense dovrebbe migliorare grazie agli aggressivi piani di spesa messi in agenda dal presidente Biden

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.