Con l’inflazione torna la concorrenza bond/azioni, ma per ora è solo teoria

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Un circolo vizioso di alta inflazione e tassi in rialzo intaccherebbe il valore del cash flow futuro e quindi le valutazioni attuali dei titoli “growth”, ma per ora sembra solo un’ipotesi di scuola

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Per la generazione dei baby boomers che sta andando in pensione o ci è già andata negli Stati Uniti e in Europa, l’inflazione è rimasta impressa nella memoria come la bestia nera, che si mangia il valore reale di redditi e asset e spinge al rialzo il costo del denaro, rendendo più costose tutte le forme di debito, da quello degli Stati a quello che si contrae con un mutuo per comprare casa. Più o meno dalla seconda metà degli anni ’80 l’inflazione è sostanzialmente uscita di scena in molti paesi sviluppati, per il concorso di tanti fattori, mentre è rimasta un rischio pericoloso in quasi tutti i paesi emergenti. Oggi è tornata nei titoli di prima pagina e nelle news tv del prime time.

VITTIME DELLA PAURA

Escono numeri che non si vedevano da anni, come il 4,2% di crescita dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ad aprile, che fanno salire i rendimenti sulle scadenze a lungo termine del debito pubblico, non solo in America ma anche in Europa, e insinuano negli investitori il timore che le banche centrali, a cominciare dalla Federal Reserve, possano essere costrette ad alzare i tassi prima del previsto, con il rischio di far deragliare la ripresa post-pandemia. Sul mercato azionario, le prime vittime del ritorno della paura di inflazione sono i titoli tecnologici noti come growth, vale a dire prezzati a valutazioni elevate perché incorporano una crescita futura più sostenuta degli altri…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.