Inflazione, braccio di ferro tra Fed e Borse: chi avrà ragione?

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La banca centrale statunitense prevede il primo aumento dei tassi nel 2023, i mercati tirano la corda verso metà 2022. Per Carlo Benetti, Market Specialist di GAM, sarà necessario osservare i dati del mercato del lavoro USA

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L’attesa per l’aumento dell’inflazione sembra essersi conclusa ad aprile, quando i prezzi al consumo negli Stati Uniti hanno registrato una crescita del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2020, percentuale superiore alle previsioni degli analisti. Le Borse hanno viaggiato al ribasso sulla scia della paura che la Fed si trovi costretta a intervenire prima che l’economia si scaldi troppo. La ripresa economica e i massicci stimoli governativi fanno temere che l’inflazione possa sfuggire di mano. La banca centrale statunitense continua a vedere il primo aumento dei tassi nel 2023, i mercati tirano la corda verso metà 2022.

L’INDAGINE DELLA FED DI DALLAS

Il braccio di ferro tra Borse e Federal Reserve è al centro dell’analisi sull’inflazione di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR, in cui l’esperto analizza i calcoli compiuti dalla Fed di Dallas, che ha preso in considerazione l’inflazione media dal febbraio 2020. L’indagine “cattura” il crollo dei prezzi della scorsa primavera, il successivo ripristino dell’attività economica e il recente rimbalzo dovuto alla combinazione di riaperture, strozzatura nell’offerta e aumento dei costi delle materie prime

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.