La nuova alleanza Usa-Europa contro la Cina voluta da Biden

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L’America fa poche concessioni a Pechino, ma a differenza di Trump cerca supporto dagli alleati. Intanto sembra rientrata l’aggressività sulle tasse, ma resta il rischio di un errore della Fed

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Solo poco più di 4 anni fa il leader cinese Xi Jinping dalle nevi del World Economic Forum di Davos ammaliava i leader europei e non come un ‘pifferaio magico’, presentandosi da campione del libero mercato globale, minacciato dal neo-protezionismo pericoloso e potenzialmente guerrafondaio di Donald Trump, che appena insediato alla Casa Bianca aveva dichiarato la ‘guerra dei dazi’ al colosso orientale, ma anche ai tedeschi e perfino agli alleati del Nafta canadesi e messicani. Joe Biden avrebbe dovuto restaurare il mondialismo di Obama inaugurando un ‘vogliamoci bene’ globale su scambi e competizione tecnologica, facendo finalmente pagare ai ricchi americani il costo degli stimoli anti-Covid e persino dando di nuovo via libera ai programmi nucleari dell’Iran. Il quadretto che ci restituisce il G7 in Cornovaglia è decisamente un po’ diverso. Biden non solo non ha fatto pace con Xi, ma lancia accuse ai cinesi di concorrenza sleale che vanno oltre i prezzi stracciati e gli abusi tecnologici, e si spingono alla denuncia del ‘lavoro forzato’, fino alla sfida ‘belt and road’ di Pechino, con il grande piano infrastrutturale globale a guida G7.

PIATTAFORMA PER IL G20 DI ROMA

Un’agenda per ora tracciata solo a grandi linee, che sposta comunque sul piano più alto della politica le rivendicazioni puramente economiche di Trump alla Cina, e che toccherà probabilmente a Mario Draghi trasformare in qualcosa di accettabile anche per i colossi emergenti al G20 di Roma che presiederà a novembre, probabilmente facendo la parte del ‘poliziotto buono’, come sta già lasciando intendere, lasciando a Biden quella del ‘cattivo’. Rispetto a Trump, la visione di fondo di Biden non sembra molto diversa, prima viene l’America poi il resto del mondo. Solo che alla guerra The Donald ci andava da solo sparando tweet notturni contro tutti e tutto, mentre Joe sta cercando di costruire un’alleanza occidentale per andare più forte al confronto con il rivale globale cinese, e invece di esporsi come un bersaglio sui social fa filtrare le sue intenzioni sui media tradizionali ancora autorevoli, come il WSJ e la Reuters, per vedere l’effetto che fanno, e se non è esaltante non insiste…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.