Inflazione Usa, i Big Data dicono che è solo una fiammata passeggera

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AllianceBernstein ha analizzato quasi 30.000 trascrizioni di annunci sugli utili di 3.200 società Usa quotate, giungendo alla conclusione che gli aumenti dei costi non sono permanenti e non gonfieranno i prezzi

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L’inflazione Usa ha continuato a salire toccando a maggio il il tasso annuo più alto da oltre 25 anni e suscitando preoccupazione tra gli investitori, perché anche un’inflazione leggermente più elevata erode il valore reale dei rendimenti e spesso determina un aumento dei tassi d’interesse. Ma l’inflazione non è destinata a restare elevata e il balzo è temporaneo: gli aumenti dei prezzi rallenteranno il passo nel corso dell’anno e, con l’allentamento dei vincoli di approvvigionamento indotti dalla pandemia, l’offerta raggiungerà la domanda, riducendo la pressione sui prezzi.

VERIFICA DEI DATI SOCIETÀ PER SOCIETÀ

Dopo aver sostenuto questa tesi dal punto di vista macroeconomico, AllianceBernstein è andata a verificare la sua ipotesi analizzando più attentamente i dati sottostanti, società per società, in modo da comprendere la tesi anche dal punto di vista microeconomico. Un’ analisi firmata da Robert Hopper, Director of High Yield and Emerging-Market Corporate Credit Research, Susan Hutman, Director – Investment Grade Corporate Credit Research e Fixed Income Responsible Investing, e Eric Winograd Senior Economist, tutti di AllianceBernstein, spiega come si è arrivati ad avere conferma delle previsioni sfruttando il potere dei Big Data…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.