Criptovalute nel proprio fondo pensione? Una cattiva idea

Ecco cosa ne pensano Tyrone Ross Jr., amministratore delegato di Onramp Invest, e JJ Kinahan, Chief Market Strategist di TD Ameritrade

Criptovalute nel proprio fondo pensione? Una cattiva idea
3' di lettura

Con Bitcoin (CRYPTO:BTC) e altre criptovalute che negli ultimi due anni hanno raggiunto un riconoscimento generale e hanno registrato un grande incremento in termini di adozione, molti stanno valutando l’idea di includerle nei loro piani pensionistici, ma gli esperti consigliano di astenersi dal farlo.

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Cosa è successo 

Secondo un report della CNBC di martedì, Tyrone Ross Jr., amministratore delegato di Onramp Invest, ricorda a coloro che stanno pensando di aggiungere le cripto al proprio fondo pensione che “le criptovalute sono un mercato aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, quindi non puoi lasciarlo al caso come ogni altro asset”.

Ross ammette di detenere “un sacco” di criptovalute in portafoglio, ma paragona il loro inserimento in un portafoglio pensioni a un animale esotico che vieni portato fuori dal suo habitat naturale e messo in uno zoo.

Secondo Ross, se ne capisci di criptovalute e se sai cosa ne puoi fare, “non le metteresti in quei conti”.

Perché è importante

Uno dei motivi è che i fondi pensione sono gestiti, il che significa che l’investitore non può accedere al proprio portafoglio e dunque l’unica opzione sarebbe quella di acquistare e detenere.

Inoltre, sebbene Ross abbia osservato che sono state intraprese delle iniziative per risolvere questo problema, ha affermato che sussistono anche altri problemi derivanti dall’aggiunta delle criptovalute a un fondo pensione.

I consulenti finanziari, infatti, devono preparare i clienti che desiderano aggiungere criptovalute ai loro fondi pensione ad assumersi i rischi più elevati che ciò comporta e aggiornare i clienti su tali investimenti con una frequenza maggiore rispetto a una sola volta al trimestre, come invece avviene con altre partecipazioni quali azioni e obbligazioni.

Ross ha suggerito che i consulenti “dovrebbero parlare con i clienti ogni mese delle loro criptovalute”. 

Gli investitori che detengono un fondo pensione individuale (IRA) autodiretto possono aggiungere questi investimenti al proprio portafoglio senza alcun aiuto, ma dovranno svolgere la propria due diligence.

Inoltre, le società che tradizionalmente custodiscono gli IRA non consentono di detenere criptovalute, mentre gli IRA autodiretti possono facilmente comprendere Bitcoin o altre valute digitali.

Nel frattempo

Ross, Dottore Commercialista e fondatore di Ed Slott and Co., ha sottolineato che “le società che custodiscono IRA autodiretti metteranno dentro tutto ciò di legale che vuoi” ma “non ti diranno cosa è buono o cattivo né offriranno consulenza”.

Ross ha anche evidenziato il fatto che la regolamentazione sulle criptovalute è ancora in fase di evoluzione, sottolineando che gli IRA sono fra i conti più regolamentati in circolazione e che “se stessi lavorando con un cliente e all’improvviso questo sparisce, cosa penseresti?”

JJ Kinahan, Chief Market Strategist di TD Ameritrade, ha affermato che quando si sceglie in cosa investire, bisogna considerare lo scopo del conto che si sta utilizzando per farlo.

Kinahan ha sottolineato che “quando si tratta del tuo pensionamento, vuoi assicurarti che il denaro che guadagni faticosamente sia allo stesso livello o, si spera, a un livello ben più alto quando andrai in pensione”.

Per questo motivo Kinahan consiglia conti di margine o di trading separati, non dedicati alla pensione, per effettuare investimenti più rischiosi quali le criptovalute.

Slott ha poi aggiunto che se si desidera comunque investire in criptovalute attraverso il proprio IRA, allora è meglio limitare l’esposizione al 5%.

Allo stesso tempo, Ross ha suggerito che se si valuta un’allocazione dello 0,5% o dell’1%, probabilmente non ne vale la pena.