5 fattori che indicano rischio di recessione negli USA

Brad McMillan di Commonwealth Financial Network fornisce alcuni elementi che gli investitori devono monitorare

5 fattori che indicano rischio di recessione negli USA
3' di lettura

L’SPDR S&P 500 ETF Trust (NYSE:SPY) ha un grande momentum rialzista in vista di fine anno, e l’ultimo report sull’occupazione del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha evidenziato come l’economia statunitense si stia riprendendo in maniera robusta ora che la campagna di vaccinazione contro il COVID-19 ha avuto un’ampia diffusione.

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Tuttavia, le recessioni economiche colgono sempre gli investitori alla sprovvista, così Brad McMillan, Chief Investment Officer di Commonwealth Financial Network, monitora regolarmente una serie di fattori di un possibile rischio di recessione per valutare il rischio economico degli Stati Uniti.

Curva di rendimento e valutazione

Il primo fattore di rischio osservato da McMillan è la curva dei rendimenti fra i Treasury a 10 anni e quelli a tre mesi: ad ottobre la curva dei rendimenti si è inasprita per il terzo mese consecutivo tornando verso i livelli storici, ma McMillan ha spiegato che l’aumento dei rendimenti può anche rappresentare una minaccia per le valutazioni azionarie.

Il secondo fattore di rischio sono le valutazioni di mercato: il rapporto prezzo/utili Shiller corretto per il ciclo (Shiller CAPE) dell’indice S&P 500 ha registrato una tendenza al rialzo per quattro mesi consecutivi e si trova al livello più alto dalla bolla delle dot-com nel 2000; secondo McMillan, gli investitori dovrebbero comprendere che il rapporto Shiller CAPE è un eccellente indicatore del rischio di mercato, ma storicamente è stato un pessimo indicatore di tempistica.

Debito, autocompiacimento e aspetti tecnici

Il successivo fattore di rischio osservato da McMillan è il margin debt (ovvero il debito contratto dagli investitori con le banche per fare investimenti): nel 2020, durante la pandemia, il margin debt come percentuale della capitalizzazione di mercato ha avuto un’impennata, prima di arretrare all’inizio di quest’anno; tuttavia, negli ultimi mesi il margin debt è tornato a crescere e sta tornando ai massimi del 2020.

Il quarto fattore di rischio che sta monitorando McMillan sono i fattori tecnici, ovvero il momentum del mercato: dato che l’S&P 500 scambia sia al di sopra della sua media mobile semplice (SMA) a 200 giorni che della sua SMA a 400 giorni, McMillan ha affermato che il momentum del mercato è chiaramente al rialzo.

L’ultimo rischio monitorato da McMillan è l’autocompiacimento del mercato. McMillan lo misura osservando il rapporto P/E forward dell’S&P 500 diviso per l’indice VIX: a ottobre tale rapporto era di circa 1,2 volte, e McMillan ha spiegato che letture superiori a 1,2 sono state storicamente un segnale di possibile autocompiacimento del mercato.

Come muoversi

Nel complesso, McMillan dichiara di valutare l’attuale livello di rischio economico con un “semaforo giallo”, suggerendo che gli investitori dovrebbero procedere con cautela.

“Sebbene il percorso più probabile sia il proseguimento della ripresa, il calo dell’attività economica a settembre indica che il rischio economico è ancora rilevante nonostante il miglioramento di ottobre”, ha affermato McMillan.

Il punto di vista di Benzinga

In questo momento la valutazione dell’S&P 500 sembra essere eccessiva, soprattutto se a metà del 2022 (o prima) la Federal Reserve inizierà ad aumentare i tassi di interesse; tuttavia, indovinare le tempistiche dei massimi di mercato può essere estremamente difficile, e gli investitori durante la bolla delle dot-com nel 2000 sanno quanto rialzo possono perdersi i trader se vendono i loro titoli troppo presto semplicemente in base alla valutazione.