Il calo della benzina preannuncia l’arrivo della deflazione?

Tom Lee di Fundstrat analizza l’andamento del prezzo della benzina nell’ultimo periodo, confrontandolo con la Grande Inflazione degli anni settanta-ottanta

Il calo della benzina preannuncia l’arrivo della deflazione?
3' di lettura

Analizziamo le due componenti chiave dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) statunitense che hanno osservato le maggiori pressioni inflazionistiche dall’inizio dell’anno, e ancor di più su base non rettificata a 12 mesi: la benzina, con un +44%, e il petrolio, con un +75,6%.

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Cosa è successo

Tom Lee, socio dirigente di Fundstrat, vede la luce alla fine del tunnel. 

“Se si guarda agli anni ’70 e ’80, la benzina non ha mai registrato un ribasso. Con un calo di oltre il 2% su base annua dell’IPC dal 1982, stiamo già assistendo a un crollo della benzina come un macigno”, ha detto Lee. 

Il richiamo di Lee è agli anni ’70 e ’80, un periodo noto come la Grande Inflazione. In quel periodo, che è durato dal 1965 al 1982, l’inflazione era stata alimentata dalle politiche monetarie espansive della banca centrale statunitense. Successivamente la Federal Reserve invertì la sua politica monetaria, alzando i tassi di interesse a circa il 20%.

 

I prezzi della benzina sono aumentati in maniera costante dal 1972 al 1981, anno in cui i prezzi si sono stabilizzati e hanno finito per essere un precursore di un massiccio calo dell’IPC generale.

Senza arrivare al dato sull’IPC di agosto 2022, un’occhiata ai dati recenti ha mostrato che a luglio i prezzi della benzina sono scesi del 7,7% — il massimo da aprile 2020 — dopo essere aumentati dell’11,2% nel mese di giugno

Secondo i dati di GasBuddy aggregati a livello nazionale, il prezzo medio della benzina negli Stati Uniti è diminuito per la dodicesima settimana consecutiva, ovvero circa 85 giorni. Giovedì il prezzo è sceso di 7,7 centesimi rispetto a una settimana fa a 3,75 dollari per gallone, ovvero il -25% dall’inizio del calo.

Cosa potrebbe succedere

Nonostante i prezzi stiano iniziando a stabilizzarsi, diversi fattori indicano la possibilità che l’inflazione elevata possa proseguire. In questo senso è significativo il dato sui costi degli alloggi, insieme a sconvolgimenti imprevisti sul versante dell’offerta. Alcuni economisti sono preoccupati per la cosiddetta spirale prezzi-salari, dato che gli stipendi continuano a salire a un ritmo storicamente rapido.

Gli economisti di Bloomberg Anna Wong e Andrew Husby hanno affermato che l’IPC core, ovvero l’indicatore preferito dalla Fed, nei prossimi mesi potrebbe avvicinarsi al 7%, con affitti ancora in aumento e salari elevati che iniziano a penetrare nell’inflazione dei servizi.

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