Mercati in preda alle incertezze, servirebbe uno shock positivo come fu la fine dell’URSS

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Dal 2016 si susseguono shock negativi esterni, culminati nella guerra in Ucraina che si è aggiunta alle paure su inflazione, tassi e recessione. Cambiato il paradigma della risposta alle crisi da parte delle banche centrali

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Il triangolo della paura fatto di inflazione, banche centrali che continuano ad alzare i tassi per contrastarla, e recessione in arrivo, toglie il sonno a Wall Street e alle altre Borse in giro per il mondo. I mercati finanziari vengono da oltre 5 anni di shock violenti causati da eventi esterni non collegati ai fondamentali delle imprese, come invece fu il caso dello sgonfiamento della bolla di internet e della grande crisi finanziaria. Dal doppio colpo Brexit-Trump del 2016, alla guerra dei dazi alla Cina e l’inizio della fine della globalizzazione nei due anni successivi, all’irruzione globale del covid, fino all’aggressione russa dell’Ucraina, i brividi non sono mancati, anche se proprio quei fondamentali societari hanno mostrato finora un’eccezionale tenuta, che vediamo se continua con la stagione delle trimestrali in arrivo in USA e Europa. Ma gli ultimi due shock hanno anche cambiato il paradigma della risposta delle politiche monetarie.

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LA GRANDE SPINTA DOPO LA FINE DELLA GUERRA FREDDA

Gli shock producono incertezza, che non piace a mercati e investitori, misurata da un indice recentemente pubblicato dalla Harward Business Review e riportato qui sopra, che mostra appunto l’intensificazione della frequenza dei traumi esogeni dal 2016 in poi. La prima parte del grafico si distingue invece per la sua ‘piattezza’, che riflette le ‘certezze’ che il mondo pensava di aver acquisito con la fine della Guerra Fredda e il collasso della vecchia URSS: fine dell’incubo di un conflitto nucleare, fine della corsa agli armamenti e più soldi da investire in crescita e innovazione tecnologica, un mondo più aperto agli scambi con meno barriere e meno costi, più libertà economica e forse anche politica. Il tutto non lasciò insensibili i mercati, tra la seconda metà degli anni 80 e l’inizio dei 90 lo S&P 500 raddoppiò il suo valore, per triplicarlo fino all’inizio del decennio successivo, quando l’eccesso di euforia lo mandò a sgonfiarsi nella bolla delle dot.com…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.