Inflazione strutturale, le banche centrali dovrebbero alzare il target al 3%

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Secondo Goldman Sachs Asset Management non c’è nulla di intoccabile nell’attuale obiettivo del 2%, un innalzamento aprirebbe maggiori spazi alla crescita economica con importanti conseguenze di investimento

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L’attuale obiettivo di inflazione fissato dalle banche centrali al 2% non va considerato intoccabile, e si potrebbe considerare un livello più alto, del 3%, come nuovo 2%, che aprirebbe la strada a un regime di inflazione un po’ più elevata con importanti implicazioni per la costruzione di portafoglio degli investitori. E’ l’indicazione di un commento di James Ashley, International Head of Strategic Advisory Solutions, e Simona Gambarini, Senior Market Strategist, Strategic Advisory Solutions, di Goldman Sachs Asset Management, secondo cui ci sono ragioni per credere che l’alta inflazione non sia né transitoria né persistente, ma piuttosto strutturale, guidata da forze quali l’invecchiamento della popolazione, la deglobalizzazione e la decarbonizzazione.

ALLUNGARE LA PISTA DI DECOLLO DELL’ECONOMIA

Portare l’obiettivo di inflazione al 3% potrebbe ‘allungare la pista di decollo’ della crescita economica ed essere – in definitiva – di supporto per gli asset a rischio. Un cambiamento di rotta di questo tipo consentirebbe di costruire portafogli con una componente minore di reddito fisso e maggiore di azioni, in particolare nei settori immobiliare e infrastrutture. Dopo gli anni seguenti alla Crisi Finanziaria, la pandemia ha riportato pressioni inflazionistiche che le banche centrali stanno cercando di contrastare a tutti i costi. Gli esperti di Goldman Sachs Asset Management ricordano che prima degli anni 90 del secolo scorso consideravano un set più ampio di variabili e che comunque la Fed continua ad avere un doppio mandato che include l’occupazione oltre all’inflazione…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.