El-Erian, il calo di dicembre non segna la fine dell’inflazione

Mohamed El-Erian commenta il calo dell'inflazione previsto per dicembre e le prospettive economiche a medio termine

El-Erian, il calo di dicembre non segna la fine dell’inflazione
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Mohamed El-Erian, capo consulente economico di Allianz e noto economista, ritiene che un calo dell’inflazione in dicembre non segnerà la fine del problema dell’aumento dei prezzi.

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«Il consenso è che rapporto sull’IPC giovedì mostrerà un calo dell’inflazione complessiva al 6,5% a dicembre. Per quanto importante sia questa moderazione, non segna la fine del problema. Per questo motivo, sia gli aumenti di base che il mix di aumenti dei prezzi devono indicare una persistenza dell’inflazione molto inferiore», ha scritto El-Erian su Twitter.

I commenti della Fed

I funzionari della Federal Reserve hanno affermato che i dati sull’inflazione di giovedì li aiuteranno a decidere se il ritmo degli aumenti dei tassi di interesse possa essere rallentato fino a soli 25 punti base invece di continuare al ritmo più sostenuto visto nella maggior parte dello scorso anno.

Il presidente della Federal Reserve Bank di Atlanta Raphael Bostic ha riferito ai giornalisti lunedì che se i dati sui prezzi al consumo negli Stati Uniti confermassero il raffreddamento dell’ultimo rapporto mensile sull’occupazione, dovrebbe prendere «più sul serio» un aumento di un quarto di punto e muoversi in quella direzione.

In assenza di ulteriori commenti aggressivi da parte del presidente della Federal Reserve Jerome Powell martedì, i mercati azionari statunitensi hanno registrato guadagni. L’ETF SPDR S&P 500 Trust (NYSE:SPY) ha chiuso in rialzo dello 0,7%, mentre l’Invesco QQQ Trust Series 1 (NASDAQ:QQQ) ha guadagnato lo 0,85%.

El-Erian ha anche citato il suo articolo sul Financial Times, in cui ha affermato che l’inflazione rimarrà probabilmente vicino al 4%, sarà meno sensibile alle politiche dei tassi di interesse esponendo l’economia a un rischio maggiore di incidenti indotti da ulteriori errori politici che minano la crescita.

Foto di IMF su Flickr