Il mercato obbligazionario continua la propria caduta

Le parole della Commissione Ue ed i silenzi della Bce non convincono il mercato che, inesorabilmente, capitola ancora in territorio negativo

3' di lettura

Viene spontaneo il confronto ma, mutatis mutandis, le parole della Presidente della Bce Christine Lagarde – ieri – in audizione alla riunione plenaria del Parlamento europeo, sembrano celare una oggettiva distonia rispetto al velato (ritrovato) ottimismo della “contrapposta” Commissione Ue. Quest’ultima, infatti, ad inizio settimana aveva apertamente rilevato come: «A quasi un anno dall’inizio della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, l’economia dell’UE è entrata nel 2023 in condizioni migliori di quanto previsto in autunno. In base alle previsioni intermedie d’inverno, le prospettive di crescita per quest’anno salgono allo 0,8% nell’UE e allo 0,9% nella zona euro».

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Le previsione economiche di inverno della Commissione Ue

Una revisione al rialzo che, se verrà confermata nei fatti, confermerà il successivo inciso riportato nello stesso comunicato stampa: «Sia per l’UE che per la zona euro, la recessione tecnica che era stata annunciata per fine anno dovrebbe essere scongiurata». Oggi, ovviamente, il condizionale adottato dalla Commissione Ue è un obbligo non solo di natura formale, ma, bensì, in chiave prevalentemente prudenziale visti i rilievi (negativi) che la stessa dichiarante espone nel proprio documento: «La fiducia sta aumentando e le analisi di gennaio indicano che anche l’attività economica dovrebbe evitare una contrazione nel primo trimestre del 2023». Nel dettaglio, i fattori di criticità sottostanti a questo ulteriore condizionale impiegato sono decisamente importanti, infatti «Rimangono tuttavia forti elementi negativi» ovvero: «I consumatori e le imprese continuano a dover far fronte a costi energetici elevati», «l’inflazione di fondo ha continuato ad aumentare a gennaio, erodendo ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie», «la stretta monetaria dovrebbe continuare, gravando sull’attività delle imprese e frenando gli investimenti». Un complesso e complessivo mix fattoriale che, purtroppo, potrebbe sfociare in un rischio (l’ennesimo) per il prossimo anno: «Soprattutto nel 2024 prevalgono rischi al rialzo per l’inflazione, poiché le pressioni sui prezzi potrebbero rivelarsi più ampie e più radicate del previsto se la crescita dei salari dovesse stabilizzarsi a tassi superiori alla media per un periodo prolungato».

Le parole della Presidente della Bce Christine Lagarde

Preso atto di tale ed inaspettato quadro d’insieme che la Commissione Ue ha delineato senza alcun indugio, ieri, in tarda sera, la Presidente della Bce Christine Lagarde ha tirato dritto lungo la sua strada finora percorsa e, senza alcun cenno di ritrovato ottimismo (magari seppur lieve), ha solamente sottolineato un singolo aspetto: «i rischi per le prospettive di crescita sono ora più bilanciati rispetto a dicembre» ovvero il medesimo concetto già espresso lunedì dalla stessa Commissione Ue (rif. «i rischi per la crescita sono sostanzialmente bilanciati»).

La restante parte dell’intervento della Governatrice ha pressoché ribadito la propria coerenza su quanto finora esposto ed ormai divenuto dogma: a marzo i tassi ci sarà un ulteriore rialzo di 50 punti base, successivamente si procederà a ritmo costante su questa stessa via e, ancora una volta, il tutto all’insegna del conseguimento dell’obiettivo principale identificato da un’inflazione al 2% nel medio termine.

Di fatto, guardando oltre ma, attingendo al recente passato, la view della Presidente potrebbe nascondere un celato ottimismo al momento non palesato. A dicembre il monito di Christine Lagarde era pressoché univoco all’aver individuato una «permacrisi». Successivamente, a gennaio, la recessione appariva come «contenuta». Oggi, la ragion d’essere, sembra essere la ritrovata crescita.    

A corollario di tutto questo, la riprova di un vero e proprio ritrovato ottimismo è da ricercare nel solo mercato che, sempre e solo lui, potrà decretare l’esatta ed effettiva realtà dei fatti. In questo ambito, la piazza di riferimento per le prime e doverose verifiche rimane quella dei principali titoli di Stato governativi (rif. Bund) che, anche oggi, registrano l’ennesima perdita.