Cosa preoccupa di più i banchieri centrali nel 2023?

I banchieri centrali calcolano che il primo rischio continuerà a essere l'inflazione, mentre il secondo sono le tensioni geopolitiche

Cosa preoccupa di più i banchieri centrali nel 2023?
2' di lettura

Secondo un sondaggio condotto su 83 banche centrali da Central Banking Publications, i gestori delle riserve nazionali stanno considerando un’inflazione superiore al target come il rischio maggiore di quest’anno.

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Cosa è successo

Il sondaggio mostra che il 70% degli intervistati ha citato l’inflazione come il rischio maggiore nel sondaggio pubblicato domenica, secondo un rapporto di Bloomberg. Il rischio geopolitico è stato citato come la seconda maggiore preoccupazione, afferma.

Allo stesso tempo, i mercati e altri indicatori indicano un calo delle aspettative di inflazione in futuro, almeno negli Stati Uniti.

Una misura ampia delle aspettative di inflazione compilata dalla Federal Reserve è scesa lo scorso trimestre al livello più basso in quasi due anni, ha riferito Bloomberg, citando i dati forniti dalla banca centrale venerdì. L’indice delle aspettative di inflazione comuni si attestava al 2,22% alla fine dello scorso trimestre, dopo essere sceso dal 2,31% del 31 dicembre 2022.

Questo è stato il terzo calo trimestrale consecutivo dell’indice dopo aver toccato il 2,39% nel secondo trimestre dello scorso anno, aggiunge il rapporto.

Movimento dei prezzi

I mercati azionari, poi, sembra stiano ancora facendo orecchie di mercanti nei confronti dell’ipotesi che l’inflazione elevata continuerà a persistere, con i rendimenti da inizio anno ancora in territorio positivo. L’SPDR S&P 500 ETF Trust (NYSE:SPY) ha guadagnato oltre l’8% mentre l’Invesco QQQ Trust Series 1 (NASDAQ:QQQ) è aumentato di oltre il 19% dall’inizio dell’anno.

Inoltre, secondo un rapporto di Bloomberg, l’ottimismo nelle aspettative per l’abbandono dei cicli di rialzo da parte della Federal Reserve ha spinto l’indice S&P 500 Information Technology in rialzo del 19% nel 2023 rispetto a un aumento del 7,7% dell’indice S&P 500. Si tratta del miglior inizio d’anno per l’indice rispetto allo S&P 500 dal 2009.

Tuttavia, la scorsa settimana, due funzionari della Federal Reserve hanno ribadito la necessità di ulteriori aumenti dei tassi di interesse per frenare l’inflazione proprio prima del periodo di silenzio che durerà dal 22 aprile al 4 maggio, data in cui avverrà il prossimo annuncio di politica monetaria.