L’Europa accelera verso l’introduzione dell’euro digitale, la forma elettronica della moneta della banca centrale che entro il 2029 potrebbe affiancare contante e strumenti elettronici privati. Dopo anni di studi e consultazioni, il progetto guidato da Christine Lagarde e Fabio Panetta è entrato nella fase tecnica: l’obiettivo è creare un’infrastruttura europea autonoma e accessibile a cittadini e imprese.
Cosa è successo
La Banca Centrale Europea ha avviato lo sviluppo dell’architettura tecnica dell’euro digitale, anticipando la futura definizione normativa da parte delle istituzioni europee. L’idea è quella di offrire un mezzo di pagamento pubblico, sicuro e accettato in tutta l’area euro, fruibile tramite wallet o card forniti da intermediari autorizzati.
Il sistema permetterà pagamenti peer-to-peer, utilizzo offline anche in assenza di connessione e accettazione sia nei negozi fisici che online. A differenza delle criptovalute o delle stablecoin, l’euro digitale manterrà parità piena con l’euro tradizionale, essendo emesso direttamente dalla banca centrale.
Secondo Panetta, si tratta di “una risposta all’altezza della trasformazione tecnologica”, capace di proteggere la sovranità monetaria europea e garantire inclusione anche a chi oggi resta ai margini della digitalizzazione.
Perché è importante
L’euro digitale non sostituirà il contante, ma ne rappresenterà l’evoluzione. Per i cittadini significherà pagamenti più sicuri, economici e universali, sotto tutela pubblica. Per le imprese, invece, si prospettano minor costi di transazione e maggiore concorrenza nei servizi di pagamento.
Le sfide restano complesse: aggiornamento delle infrastrutture bancarie, tutela della privacy e definizione dei limiti per evitare impatti sulla raccolta dei depositi. Tuttavia, il traguardo del 2029 potrebbe segnare l’avvio di una nuova era per la moneta europea, dove la tecnologia e la fiducia pubblica convergono in un unico ecosistema digitale.
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