Montepaschi fissa al 35% la soglia minima per l’ops, ma per avere il pieno controllo di piazzetta Cuccia serve il 50%. E che ne sarà del marchio Mediobanca nel caso in cui i due istituti si fondessero?
Con la pubblicazione del prospetto dell’ops da oltre 13 miliardi pubblicato ieri sera, prende forma la scalata di Mps su Mediobanca. Ma il quadro è tutt’altro che completo. Due aspetti, in particolare, restano ancora da chiarire: il controllo effettivo della governance di piazzetta Cuccia e la prospettiva di una fusione tra gli istituti. Due nodi sul tavolo che, per il mercato, potrebbero rappresentare un freno.
OPS MPS, IL NODO DELLA GOVERNANCE
Nel prospetto dell’offerta di Montepaschi si legge che l’efficacia dell’ops stessa è subordinata al raggiungimento di una quota rappresentativa di almeno il 35% dei diritti di voto esercitabili in assemblea. Una soglia definita “non rinunciabile” e ben lontana dal più ambizioso 66,67% che garantirebbe il pieno controllo di piazzetta Cuccia. A inizio anno, appena annunciata la scalata, quel 66,67% sembrava la soglia minima da raggiungere per controllare l’assemblea straordinaria. “In teoria – scriveva il Corriere della Sera il 29 gennaio – Mps potrebbe accontentarsi anche del 51%, maggioranza necessaria a cambiare il cda di Mediobanca e a sprigionare i benefici fiscali delle dta”. Oggi, invece, l’ad di Siena, Luigi Lovaglio, ha rivisto molto al ribasso il target e punta al 35%…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.