L’Istat ha pubblicato i dati relativi all’inflazione di novembre 2024, evidenziando un rallentamento rispetto ai mesi precedenti. Questo cambiamento riflette l’andamento variabile delle componenti chiave dell’economia, con implicazioni importanti per i consumatori e le politiche economiche nazionali.
Cosa è successo
A novembre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un calo dello 0,5% su base mensile, con un aumento annuo dello 0,7%, in netto rallentamento rispetto al dato di ottobre (+1,7%). Questo risultato è legato principalmente alla riduzione dei prezzi dei beni energetici, sia regolamentati (-34,9%) sia non regolamentati (-22,5%), e al rallentamento degli alimentari lavorati (+5,8%, rispetto al +7,3% di ottobre).
L’inflazione di fondo, escludendo energia e alimentari freschi, è scesa dal 4,2% di ottobre al 3,6%. Anche i prezzi dei servizi, come quelli legati ai trasporti, hanno mostrato segnali di rallentamento, contribuendo alla moderazione complessiva dell’inflazione.
Il cosiddetto “carrello della spesa“, che include beni alimentari, cura della casa e della persona, ha visto un incremento più contenuto (+5,4% rispetto al +6,1% del mese precedente). Tuttavia, alcune categorie, come gli alimentari non lavorati, hanno mostrato un lieve rialzo (+5,6%).
A livello europeo, l’Italia continua a registrare livelli inflazionistici tra i più bassi della zona euro, dove la media è di circa il 2,4%. Questo riflette le dinamiche più accentuate dei costi energetici nel contesto italiano.
Perché è importante
Il calo dell’inflazione rappresenta un segnale positivo per i consumatori, poiché allenta la pressione sui costi vivi come le bollette e i generi alimentari. Tuttavia, resta cruciale monitorare l’evoluzione di beni essenziali e servizi, soprattutto alla luce della riduzione meno marcata nei prezzi degli alimentari non lavorati e dei trasporti.
Per l’economia italiana, la riduzione dell’inflazione potrebbe favorire una maggiore stabilità dei consumi, elemento fondamentale in un contesto in cui il PIL ha mostrato segnali di debolezza nel terzo trimestre. Un miglioramento del potere d’acquisto potrebbe sostenere le famiglie, specialmente quelle più colpite dalla crisi energetica.
A livello di politica monetaria, il raffreddamento dell’inflazione potrebbe influenzare le scelte della Banca Centrale Europea, spingendo a un possibile alleggerimento dei tassi d’interesse nel 2025. Questo potrebbe ulteriormente agevolare la ripresa economica, riducendo i costi di finanziamento per famiglie e imprese.
In sintesi, il quadro inflazionistico di novembre segnala una graduale normalizzazione dei prezzi, pur mantenendo aree di attenzione in specifici settori. Una gestione oculata della politica economica sarà essenziale per sostenere la crescita nel medio termine.
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