Le azioni Nexi hanno vissuto una delle peggiori giornate dell’anno ieri a Piazza Affari, con un crollo che le ha relegate in fondo al Ftse Mib. Il titolo della società attiva nei pagamenti digitali ha registrato un tonfo del 8,91% a quota 4,76 euro, distanziandosi nettamente dal resto del paniere, dove le oscillazioni si sono mantenute contenute.
Cosa è successo
Il sell-off che ha travolto Nexi non ha nulla a che vedere con l’andamento generale dei mercati, rimasti sostanzialmente piatti. La causa principale è stata la decisione di Barclays, che ha tagliato ancora una volta il target price sul titolo, portandolo da 4,5 a 4,1 euro e confermando il rating underweight.
Un giudizio che non lascia margini di ottimismo: secondo la banca inglese il titolo non ha alcuna prospettiva di upside e andrebbe sottopesato nei portafogli. L’aspetto più significativo è che il nuovo target è persino più basso delle quotazioni attuali, segnalando l’assenza di potenziale di rialzo nel breve-medio termine.
Il dato si inserisce in un trend negativo già consolidato. Nell’ultimo anno le azioni Nexi hanno perso circa il 22%, contro un calo del 7% da inizio 2025 e del 6% nell’ultimo mese. In termini relativi, la società continua a sottoperformare il Ftse Mib, affermandosi tra i peggiori titoli del listino non solo giornalmente, ma anche su orizzonti più lunghi.
Non si tratta di un episodio isolato. Già nei mesi scorsi Barclays aveva ripetutamente rivisto al ribasso i propri obiettivi: da 4,9 a marzo a 4,5 a luglio, fino agli attuali 4,1 euro. La sequenza racconta di un pessimismo crescente degli analisti britannici, cui si aggiungono i giudizi prudenti di altre banche d’affari, come JP Morgan (neutral, target 5,9 euro) e Intesa Sanpaolo (neutral).
Perché è importante
Il tracollo di Nexi mette in evidenza la crescente fragilità di una delle società simbolo della digitalizzazione dei pagamenti in Italia. Nonostante il settore sia considerato strategico, il titolo continua ad accumulare vendite e svalutazioni, segnale che gli investitori guardano con distacco alle prospettive di crescita.
La discesa sotto quota 5 euro rappresenta inoltre un livello psicologico rilevante: un prezzo così depresso può teoricamente stimolare l’interesse di potenziali acquirenti, ma gli analisti restano scettici. Prezzi bassi, infatti, non bastano a generare appeal senza un chiaro piano di sviluppo e margini di crescita concreti.
In questo quadro, Nexi rischia di rimanere intrappolata in una spirale ribassista, con i tagli di target a rafforzare la sfiducia del mercato. Per gli investitori, il messaggio delle banche d’affari è chiaro: cautela massima sul titolo, almeno fino a segnali concreti di svolta operativa.
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