L’euro continua a rafforzarsi sul mercato valutario, spingendosi fino ai massimi da circa quattro anni contro il dollaro statunitense. Il movimento avviene in un contesto di forte attesa per la riunione della Federal Reserve, dalla quale i mercati si aspettano indicazioni decisive su un possibile taglio dei tassi di interesse.
Cosa è successo
Nel pomeriggio di ieri, intorno alle 16:15, l’euro è salito dello 0,71% a 1,1845 dollari, segnando il livello più alto dal 2021. Parallelamente, l’indice del dollaro – che misura la forza della divisa Usa contro un paniere di sei valute – è sceso dello 0,57% a quota 96,751, evidenziando un indebolimento generalizzato del biglietto verde anche verso sterlina e dollaro australiano.
Secondo Mohit Kumar, strategist di Jefferies, “l’attenzione rimane concentrata sulla riunione della Fed”, sottolineando che il focus sarà sul tono del presidente Jerome Powell in conferenza stampa. Un accento eccessivo sui rischi legati a inflazione o crescita, ha aggiunto, potrebbe ridimensionare le attese di un taglio dei tassi immediato.
A sostenere l’euro hanno contribuito inoltre i dati macroeconomici europei: la produzione industriale del blocco è cresciuta a luglio, rafforzando l’idea che il settore stia mostrando una certa resilienza nonostante le tensioni commerciali, mentre il morale degli investitori tedeschi – secondo l’indice Zew di settembre – è salito a sorpresa, segnale di un cauto ritorno di fiducia.
Perché è importante
Il rafforzamento dell’euro e la concomitante flessione del dollaro sono strettamente legati alle scommesse dei mercati sulla politica monetaria Usa. Un eventuale taglio dei tassi da parte della Federal Reserve darebbe ulteriore spinta all’euro, con implicazioni dirette per export, investimenti e dinamiche inflazionistiche dell’Eurozona.
Per gli operatori, il vero punto di svolta sarà dunque il messaggio che arriverà da Powell: se la Fed adotterà un tono accomodante, il trend rialzista dell’euro potrebbe proseguire, mentre segnali di cautela frenerebbero l’entusiasmo dei mercati valutari.
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Foto: Shchus via Shutterstock
