Perché il mercato azionario e l’economia sono così divergenti?

Tim Quast, analista finanziario e fondatore di MarketStructureEdge, prova a spiegare le ragioni di questo scollamento

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Il fatto che i principali indici del mercato azionario siano pari o vicini ai massimi storici nonostante i vistosi campanelli d’allarme nel mercato del lavoro e in altre aree dell’economia sembra essere una grossa contraddizione.

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Sappiamo che il mercato azionario non è l’economia, ma come fanno questi due elementi ad essere così apparentemente scollegati in questo momento? Ci sono molte teorie sul perché, tra cui utili aziendali più solidi del previsto, segnali incoraggianti riguardo a un vaccino o semplicemente un classico breakout tecnico.

Ma secondo Tim Quast, fondatore e amministratore delegato di ModernIR e MarketStructureEdge, il motivo per cui i titoli azionari si stanno riprendendo a fronte di un’economia globale traballante è semplice: le azioni sarebbero guidate dai prezzi, e nient’altro.

“Questo comportamento, che sembra essere disconnesso dall’economia sottostante, è solo un riflesso del fatto che il mercato non è motivato da un pensiero razionale”, ha dichiarato Quast mercoledì al PreMarket Prep; “è motivato dai prezzi. Il modo in cui guardiamo al mercato… alla fine è tutta una questione di quali sono i prezzi in circolazione. E il mercato sta rispecchiando molto bene questo comportamento”.

In altre parole, il mercato si sta comportando in modo coerente con il modo in cui la struttura del mercato e i suoi partecipanti – i broker, gli scambi e gli operatori – gli consentono di comportarsi.

Secondo Quast, circa l’85% del volume del mercato azionario è il risultato di qualcosa di diverso da ordini effettuati con convinzione per  l’acquistare o la vendita di un titolo specifico; il più delle volte, il risultato deriva da trader ad alta frequenza e market maker che fungono da intermediari tra borse e broker-dealer.

I broker al dettaglio instraderanno gli ordini dai loro clienti ai computer controllati da questi trader ad alta frequenza, che eseguiranno quindi questi ordini in Borsa a un prezzo leggermente inferiore e che dunque trarranno profitto dalla differenza. Questo sistema è noto come pagamento per il flusso degli ordini, ed è un motore primario di ricavi per broker e scambi.

Quast ha affermato che il massiccio afflusso di trader al dettaglio nel mercato durante gli ultimi mesi ha contribuito a un corrispondente aumento del trading da parte di aziende come Citadel e Virtu Financial (NYSE:VIRT), che a sua volta ha permesso a tali aziende di controllare maggiormente il mercato e di dettare i prezzi con i loro scambi eseguiti entro frazioni di secondo.

“Citadel e Virtu acquistano il 70% di tutto il flusso degli ordini al dettaglio. Quindi, se sei un trader su Robinhood, il tuo trade non arriverà mai sul mercato. Ciò significa che il flusso di ordini al dettaglio non influisce direttamente sul mercato, ma induce all’arbitraggio”, ha affermato Quast.

Ciò può influenzare anche il mercato delle opzioni, ha proseguito l’analista finanziario.

“La gente dovrebbe capirlo: quando c’è una serie di flussi al dettaglio, ciò influenzerà il mercato dei derivati. E questo, a sua volta, rappresenta una domanda implicita e fa sì che il mercato si muova in modi in cui altrimenti non si muoverebbe”.

Guarda l’intervista completa con Tiim Quast nella clip qui sotto o ascolta il podcast qui

PreMarket Prep è un programma quotidiano di trading condotto dal proprietary trader Dennis Dick e dall’ex floor trader Joel Elconin. Puoi vedere PreMarket Prep in diretta tutti i giorni dalle 8 alle 9 ET sul canale YouTube di Benzinga e in podcast su Spotify, iTunes, Google Play, Soundcloud, Stitcher e Tunein.