Valeria Vine, Investment Director di Capital Group, sottolinea la maggior resilienza delle cedole anche con l’impatto del Covid e si aspetta una possibile ascesa sostenuta anche dalla miglior corporate governance
Nel contesto di tassi bassissimi, per lo stimolo monetario diretto a sostenere le economie impattate dalla pandemia, cresce il dibattito sulla necessità di ampliare le opzioni d’investimento rivolgendosi a titoli che pagano dividendi. L’esperienza del 2020 ha però evidenziato l’importanza della diversificazione, perché i classici terreni fertili come Europa e Regno Unito hanno registrato un sostanziale stop alle cedole del 2020, mentre i Mercati Emergenti si sono dimostrati molto più resilienti, con un calo limitato all’8,8%. Lo rileva Valeria Vine, Investment Director di Capital Group, secondo cui questo è dovuto principalmente al fatto che l’Asia settentrionale, che rappresenta circa il 65% dell’indice MSCI Emergenti, si è ripresa dalla crisi da COVID-19 molto più velocemente del resto del mondo.
RECUPERO PIÙ RAPIDO DALLA CRISI
Europa e Nord America hanno iniziato ad allentare le restrizioni solo negli ultimi mesi, mentre in Cina, ad esempio, le attività erano già prossime ai livelli pre-pandemia più di un anno fa, con una ripresa del lavoro delle piccole e medie imprese all’84% già a metà aprile 2020 e addirittura al 99% per le grandi. Altro fattore di resilienza dei dividendi dei Mercati Emergenti segnalato da Vine è la netta solidità dei bilanci di molte società, che tendono ad avere riserve di liquidità maggiori. Dal 2006 le società dell’indice MSCI Emergenti hanno costantemente detenuto un livello più elevato di liquidità rispetto alle controparti globali che, secondo i dati di Capital Group, negli ultimi 15 anni non hanno mai registrato solare più liquidità rispetto alle emergenti. Questo ha favorito le società emergenti nel contesto estremamente volatile della pandemia…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.