La sindrome cinese può far paura, ma Evergrande non è la nuova Lehman

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Le recenti tensioni geopolitiche si sono sommate alla stretta regolatoria di Pechino e causano fibrillazioni. Ma sono crisi che si possono gestire, come nel caso HNA, e l’opportunità di investimento resta intatta

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A fine gennaio di quest’anno la conglomerata cinese HNA, dopo vent’anni di abbuffata di acquisizioni in giro per il mondo finanziate a debito, dagli alberghi Hilton a Deutsche Bank, dichiarava bancarotta e metteva in vendita gli asset per far fronte a debiti per un paio di centinaia di miliardi di dollari che non riusciva a onorare. La notizia ricevette poca attenzione sui media e meno ancora sui mercati, la Cina allora non era un tema-spauracchio da cavalcare, Biden era appena arrivato alla Casa Bianca e la guerra dei dazi di Trump sembrava da consegnare al passato, così come la nuova ‘guerra fredda’ tra le due superpotenze per il primato tecnologico e commerciale globale, mentre sorgeva l’alba di un nuovo multilateralismo su cui costruire le basi della ri-globalizzazione nel segno della rivoluzione verde, con Pechino che annunciava nuovi ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni. Poi nel giro di qualche mese è cambiato tutto, prima le ondate di strette regolatorie su tech, education, intrattenimento e quotazioni a Wall Street, poi la caduta di Kabul che è sembrata aprire le porte dell’Asia centrale alle ambizioni geopolitiche di Xi Jinping, e alla fine il caso dei sommergibili a propulsione nucleare forniti all’Australia da americani e inglesi.

PECHINO DOVRÀ PROTEGGERE I RISPARMIATORI

In questo nuovo contesto è ‘esploso’ il caso del colosso immobiliare Evergrande, subito ribattezzata da qualche titolo sui media la una nuova ‘Lehman cinese’, il catalizzatore possibile di una tempesta che potrebbe investire il sistema finanziario della superpotenza, che pure continua ad attrarre investimenti da tutto il mondo, e in particolare dalle grandi case americane e europee. I numeri e i problemi di Evergrande non sono molto diversi da quelli di HNA, crescita troppo veloce e disordinata finanziata con troppo debito, che alla fine non si riesce a onorare. Per HNA è stata fatale la pandemia, visto che era investita moltissimo in linee aree e alberghiero. Per Evergrande è stata la corsa dei cinesi all’investimento immobiliare, che assorbe il 40% dei risparmi e spinge a lanciarsi in piani di sviluppo poco sostenibili. Il tutto ha causato una spinta al rialzo dei rendimenti dei bond High Yield, saliti in pochi mesi da circa il 10% a oltre il 14%, un segmento che vede Evergrande primo emittente in dollari con il 16% del mercato. Per Pechino il problema non è di facile soluzione, perché deve riuscire a separare il destino di Evergrande da quello dei risparmi investiti da decine di migliaia di cinesi…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.