AllianceBernstein sottolinea che quello emergente è uno dei mercati obbligazionari a più rapida crescita, ma bisogna superare i falsi miti legati ad ambiente, governance e applicazione dei criteri ESG
Il debito corporate dei mercati emergenti è uno dei mercati obbligazionari a più rapida crescita, con 2.700 miliardi di dollari in circolazione tra più di 600 società, dimensioni superano quelle del debito sovrano dell’area emergente e sono pari a quelle dell’High Yield sia in dollari che in euro. È quindi molto interessante per gli investitori che faticano a scovare fonti soddisfacenti di reddito, ma molti esitano ad investire rifacendosi a idee superate in merito a questi emittenti, soprattutto per quanto concerne i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG).
PROFILO INTERESSANTE DI RISCHIO/RENDIMENTO
Lo sottolinea AllianceBernstein in un’analisi firmata da Patrick O’Connell, Director Fixed Income Responsible Investing Research, e Christian DiClementi, Lead Portfolio Manager Emerging Market Debt, secondo cui gli investitori devono ridurre la confusione che regna intorno ai presunti rischi per accedere a un settore che presenta un interessante profilo di rischio/rendimento. Per questo i due esperti di AllianceBernstein analizzato e sfatano i quattro miti ESG più comuni sulle società dei Mercati Emergenti, dall’inquinamento selvaggio all’irreparabile complessità. Il primo mito è il cattivo comportamento nei confronti dell’ambiente. Sebbene in passato abbiano pesantemente contribuito all’inquinamento, ora non è più così e negli ultimi cinque anni l’universo del debito corporate emergente è sempre meno composto da settori tradizionalmente più inquinanti, come petrolio e gas, a favore di industrie più rispondenti ai criteri ESG, tra cui pubblica utilità, dove molti stanno passando a fonti rinnovabili, e beni di consumo, compresi sanità e parte dell’e-commerce…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.