Powell: invasione russa crea “pressione al rialzo sull’inflazione”

Il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha parlato di “pressione al rialzo sull'inflazione” statunitense che durerà “almeno per un po'”

L’invasione russa crea “pressione al rialzo sull’inflazione”
3' di lettura

Giovedì l’SPDR S&P 500 ETF Trust (NYSE:SPY) ha registrato un lieve rialzo dopo che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha testimoniato davanti al Congresso USA per il secondo giorno consecutivo.

Ricevi una notifica con le ultime notizie, i nostri articoli e altro ancora!

Powell ha dichiarato alla Commissione del Senato degli Stati Uniti per le banche, gli alloggi e gli affari urbani che l’invasione russa dell’Ucraina genererà “una pressione al rialzo sull’inflazione almeno per un po’”; il messaggio sembra contraddire le recenti rassicurazioni della Fed agli americani sul fatto che le pressioni sui prezzi si allenteranno nei prossimi mesi.

“In questo momento attualmente molto delicato, è importante per noi stare attenti al modo in cui conduciamo le politiche monetarie, semplicemente perché le cose sono molto incerte e non vogliamo contribuire a questa incertezza”, ha dichiarato Powell.

Leggi anche: Ucraina, in fiamme il primo impianto nucleare d’Europa

Col senno di poi…

Powell ha ammesso che la Federal Reserve avrebbe dovuto adottare un approccio più aggressivo per combattere l’inflazione quando ne aveva avuto l’opportunità.

“Il senno di poi dice che avremmo dovuto muoverci prima… ma non ci sono davvero precedenti per questo”, ha detto.

Davanti al Congresso, mercoledì Powell ha dichiarato di ritenere appropriato per ora un aumento dei tassi di interesse dello 0,25% a partire da questo mese; tuttavia Powell ha anche detto di essere aperto a maggiori rialzi qualora l’inflazione dovesse peggiorare.

Secondo Powell l’aumento dei prezzi del petrolio probabilmente continuerà a determinare un aumento dei prezzi della benzina, a causa del ruolo centrale della Russia nella produzione petrolifera globale; giovedì i prezzi del greggio WTI sono tornati sotto i 110 dollari al barile dopo aver toccato i livelli più alti dal 2008. Lo United States Oil ETF (NYSE:USO) è già in aumento del 37,1% da inizio anno.

Gli investitori rimangono scettici

Jessica Rabe, la co-fondatrice di DataTrek Research, ha dichiarato mercoledì che gli investitori non si fidano ancora pienamente della Fed; secondo gli investitori infatti non sarà in grado di controllare l’inflazione senza almeno un rialzo dei tassi dello 0,5% quest’anno; il mercato obbligazionario sta attualmente scontando un 34,4% di probabilità che i tassi aumenteranno di almeno l’1,75% prima della fine del 2022, secondo CME Group.

“I consumatori non si sono ancora opposti ai prezzi più alti, il che è positivo per l’earnings power delle aziende, ma la Fed dovrà anche trovare un migliore equilibrio tra domanda e offerta senza danneggiare l’attuale espansione economica”, ha dichiarato Rabe.

Il punto di vista di Benzinga

Giovedì Powell non ha mostrato un tono fiducioso nell’affrontare l’argomento inflazione; questo potrebbe essere un fattore di particolare preoccupazione dato il ruolo svolto dal sentiment nel far salire i prezzi. Secondo DataTrek, negli ultimi 50 anni gli shock petroliferi hanno innescato più recessioni economiche di qualsiasi altro catalizzatore.

Vuoi leggere altre notizie sui mercati azionari e le criptovalute? Non perderti la nostra newsletter per imparare a fare trading sulle opzioni.