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    Homepage » Perché i miliardari investono nell’arte contemporanea?

    Perché i miliardari investono nell’arte contemporanea?

    Stephen KurtzahnBy Stephen Kurtzahn16/07/2022 Altri Mercati 3 min. di lettura
    Perché i miliardari investono nell’arte contemporanea?
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    Nel film del 1987 ‘Wall Street’, Michael Douglas interpreta il ruolo di Gordon Gekko, un potente e spietato scalatore d’aziende; Charlie Sheen interpreta Bud Fox, un agente di cambio emergente di Wall Street che alla fine diventa uno degli operatori di borsa di Gordon Gekko. In una scena del film, Gekko parla di un suo dipinto del pittore spagnolo Joan Miró (1893-1983); il dipinto in questione è ‘Paysage’, un olio su tela del 1974. Riferendosi al Mirò, Gekko dice a Fox: 

    “Quel quadro lì lo comprai dieci anni fa per 60.000 dollari. Oggi potrei venderlo a 600.000. L’illusione è diventata realtà, e più reale lei diventa più accanitamente la vogliono. Il capitalismo al suo meglio”.


    Fonte immagine: 20th Century Fox

    Nel corso del film è possibile scorgere diverse opere d’arte sui muri dei ricchi. Alcuni importanti artisti rappresentati nel film ‘Wall Street’ sono:

    • Jean Dubuffet
    • Lucas Samaras
    • Jim Dine
    • Robert Mirmelin
    • Keith Haring
    • Julian Schnabell
    • James Rosenquist

    Ma non sono solo i super ricchi immaginari degli anni ’80 a investire nelle belle arti. Due importanti protagonisti della vita reale oggi sono Robert Soros e il fondatore di Amazon.com Inc. (NASDAQ:AMZN) Jeff Bezos. Soros è il fondatore di Soros Capital Management e il figlio maggiore dell’investitore miliardario George Soros, che divenne noto per aver venduto allo scoperto la sterlina britannica nel 1992; Jeff Bezos ha fatto fortuna con l’azienda da lui fondata, Amazon.

    Artnews.com ha riferito che nello stesso anno in cui Bezos è diventato la prima persona al mondo ad avere un patrimonio netto superiore ai 200 miliardi di dollari, è emerso che il fondatore di Amazon è anche un collezionista d’arte. Un dipinto di Ed Ruscha intitolato ‘Hurting the Word Radio #2’ (1964) è stato venduto per 52,5 milioni di dollari durante un’asta di Christie’s nel novembre 2019 a un offerente telefonico anonimo, stabilendo un record per l’artista. La newsletter di Baer Faxt ha riferito che l’acquirente anonimo si è rivelato essere Bezos; secondo la newsletter, il miliardario avrebbe acquistato anche ‘Vignette 19’ di Kerry James Marshall (2014) a un’asta di Sotheby’s per 18,5 milioni di dollari.

    Dunque, perché i super ricchi come George Soros e Jeff Bezos (solo per citarne un paio) mostrano così tanto interesse per l’arte? 

    I prezzi dell’arte contemporanea hanno effettivamente superato l’indice S&P 500 di quasi tre volte dal 1995 al 2020; l’arte contemporanea si è apprezzata più velocemente delle azioni, dei fondi di investimento immobiliare e persino dell’oro anche durante i periodi di elevata inflazione, dunque è perfettamente logico che coloro che hanno i mezzi per investire in opere d’arte multimilionarie facciano proprio questo. 

    Tuttavia, per l’investitore medio è difficile, se non impossibile, investire in opere d’arte che valgono svariati milioni di dollari. Per rispondere a questa sfida sono nate delle startup che consentono agli investitori di acquistare “azioni” di opere d’arte con un investimento minimo; queste opere restano conservate al sicuro mentre si apprezzano di valore, successivamente vengono vendute e il ricavato viene distribuito agli azionisti.

    Ora anche le persone normali possono investire nell’arte, proprio come miliardari del calibro di George Soros e Jeff Bezos. 

    Foto di Hayk_Shalunts su Shutterstock

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