Italia: quali sono i pericoli dello scudo anti-spread?

L'utilizzo dello scudo potrebbe generare diverse conseguenze negative

3' di lettura

Ultimamente si stanno sollevando dei dubbi in merito allo scudo anti-spread annunciato dalla BCE. 

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Cosa sta succedendo

Lo scudo anti-spread è una misura introdotta dalla Banca Centrale Europea un mese fa per cercare di armonizzare i tassi di interesse pagati dai vari Stati dell’eurozona. Inizialmente il solo annuncio aveva prodotto conseguenze positive sullo spread tra i rendimenti dei BTP italiani a 10 anni e gli omologhi Bund tedeschi, ma in seguito queste conseguenze positive sono svanite. 

Sicuramente il netto aumento dello spread dell’ultimo mese, passato dai 210 punti di metà giugno agli oltre 235 punti attuali, è dovuto alla crisi di governo, ma anche la stessa misura dello scudo anti-spread viene messa in discussione da alcuni. 

Le critiche allo scudo

Una delle critiche più forti arriva dal giornalista Dario Prestigiacomo che lo definisce addirittura un possibile “incubo”. 

Prestigiacomo afferma che il TPI (Transmission Protection Instrument) rischia di mettere nuovamente contro i Paesi del sud Europa, come Italia e Grecia, ed i cosiddetti “falchi del rigore”

Infatti Paesi come Italia, Grecia e Spagna da un lato sono quelli che hanno maggiormente bisogno di aiuto per tenere a freno i rischi derivanti dalla possibile insolvibilità del loro debito, e quindi dall’altro sono anche i Paesi che dovrebbero giovare maggiormente del TPI. Questo però significa anche che i Paesi a minor rischio, come Germania o Paesi Bassi, potrebbero non essere d’accordo ad aiutare quelli che hanno una gestione meno accorta del debito pubblico. 

Non è quindi un caso che sul quotidiano tedesco Welt si accusa il TPI di aiutare i “peccatori del debito”, trasformando la stessa BCE in una bad-bank che assorbe i titoli spazzatura che gli investitori sul mercato non vogliono più. 

In una situazione difficile come quella attuale è assolutamente possibile che il rischio insolvenza aumenti, in particolare per Italia e Grecia, ed il conto indirettamente finirebbero per pagarlo paradossalmente i paesi più bravi a gestire le loro finanze. Insomma, alla fine questa misura potrebbe passare sia per un premio dato ai peggiori che per una specie di punizione data ai migliori. 

Su l’Indipendente Salvatore Toscano arriva ad ipotizzare addirittura che lo scudo anti-spread potrebbe reintrodurre la Troika. 

Infatti il TPI è vincolato a delle riforme, e ciò ricorderebbe la famigerata Troika. Con Troika si intende la BCE, la Commissione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Nello specifico il TPI non prevede l’intervento della Troika, ma si basa su meccanismi simili a quelli utilizzati dalla Troika ad esempio per il salvataggio della Grecia. 

In particolare preoccupa Toscano il meccanismo europeo che vigila sui criteri di sostenibilità delle finanze pubbliche. Questo potrebbe costringere gli Stati che ricorrono al TPI a politiche di riduzione del debito e quindi di austerity. 

L’utilizzo del TPI è volontario, ma in determinati casi può diventare inevitabile. Nel caso in cui un paese come l’Italia dovesse realmente attivarlo si metterebbe contro la Germania, e rischierebbe l’imposizione dall’altro di politiche economico-finanziarie opprimenti. 

In un tale scenario la situazione migliore sembrerebbe essere quella di poter fare a meno del TPI, ma non è assolutamente detto che l’Italia possa realisticamente farne a meno. 

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