Un popolare account Twitter che offre informazioni sui trade effettuati dai membri del Congresso degli Stati Uniti ha pubblicato un nuovo report che potrebbe far crescere gli appelli a vietare la pratica del trading congressuale.
Cosa è successo
Un report appena pubblicato da Unusual Whales, chiamato “L’influenza del lobbismo sul Congresso e sul trading al Congresso”, offre uno sguardo alle principali società di lobbying del 2021 e ai membri del Congresso che hanno effettuato operazioni in titoli le cui società che hanno fatto pressioni al Campidoglio.
“Ho appena analizzato in che modo il lobbismo influenza il trading congressuale: il Congresso è più propenso a effettuare trade se le aziende fanno pressioni”, ha twittato UnusualWhales.
Il report afferma che l’anno scorso il lobbismo nella politica statunitense ha superato i 2 miliardi di dollari; questo mostra anche come sia più probabile che i membri del Congresso investano in azioni di società che esercitano pressioni rispetto alle aziende non lobbistiche.
Tra i maggiori problemi che hanno visto un pesante intervento lobbistico nel 2021 ci sono state le tasse, il bilancio pubblico, l’assistenza sanitaria, il commercio, i trasporti, le questioni del lavoro, il diritto d’autore, l’ambiente, le istituzioni finanziarie, le telecomunicazioni, la sicurezza nazionale e l’energia.
Lobbismo e trading al Congresso
Nel 2021 i membri del Congresso degli Stati Uniti hanno effettuato oltre 4.000 operazioni in più di 900 società quotate in Borsa.
Oltre 400 dei titoli su cui hanno operato i membri del Congresso nel 2021 sono di aziende che hanno fatto pressioni sul parlamento statunitense durante l’anno.
L’anno scorso un totale di 92 membri del Congresso avevano in portafoglio azioni di società che hanno esercitato pressioni sull’organo legislativo statunitense, suddivisi in 46 Repubblicani, 45 Democratici e 1 Indipendente.
Alcuni dei maggiori importi spesi in lobbismo aziendale l’anno scorso provenivano da Meta Platforms (NASDAQ:FB), Amazon.com Inc (NASDAQ:AMZN), Raytheon Technologies (NYSE:RTX), Lockheed Martin (NYSE:LMT), Boeing Inc (NYSE:BA), Comcast Corp (NASDAQ:CMCSA), Microsoft Corporation (NASDAQ:MSFT), Alphabet Inc (NASDAQ:GOOG) (NASDAQ:GOOGL) e Apple Inc (NASDAQ:AAPL).
Un esempio chiave che spiega il possibile impatto del lobbismo sul Congresso USA è FuelCell Energy Inc (NASDAQ:FCEL). La società ha speso 120.000 dollari per fare pressioni sul Congresso allo scopo di ottenere crediti d’imposta; a ottobre 2020 il parlamentare Austin Scott ha acquistato azioni FCEL a 2 dollari e nel 2021 le ha vendute per 17,60 dollari.
Scott comanda la classifica dei migliori rendimenti avuti da membri del Congresso su operazioni azionarie in società che hanno fatto pressioni sul Congresso nel 2021. Ecco la top 10 delle operazioni effettuate nel 2021, in ordine di rendimento:
- Austin Scott: FuelCell, +780%
- Alan Lowenthal: DraftKings Inc (NASDAQ:DKNG), +253%
- Don Beyer: Block Inc (NYSE:SQ), +242%
- Alan Lowenthal: Virgin Galactic Inc (NYSE:SPCE), +234%
- Thomas Suozzi: Block Inc, +205%
- John Curtis: Applied Materials (NASDAQ:AMAT), +200%
- Katherine Clark: Alphabet, +163%
- John Curtis: Lam Research Corporation (NASDAQ:LRCX), +162%
- John Curtis: Deere & Company (NYSE:DE), +158%
- Nancy Pelosi: Apple (opzioni), +157%
Lowenthal compare due volte nella lista e Curtis addirittura tre, risultando probabilmente i maggiori benefattori dal trading di società che hanno fatto lobby sul Congresso.
La Pelosi si è anche classificata 11esima con il suo +154% realizzato sulle opzioni Tesla Inc (NASDAQ:TSLA).
Il rapporto di UnusualWhales potrebbe rafforzare l’argomento secondo cui i membri del Congresso non dovrebbero essere autorizzati a comprare e vendere azioni mentre sono in carica, poiché sono a conoscenza di informazioni che potrebbero non essere pubbliche; UnusualWhales ha recentemente evidenziato che i membri del Congresso hanno acquistato titoli nel settore della difesa prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.