Milano è finita nel mirino, perché le banche italiane sono doppiamente esposte a spread e recessione, ma la botta arrivata dagli USA ha affondato anche Francoforte. La ricerca dei minimi da cui ripartire non è finita
Dopo un brutto giovedì, segnato dal silenzio della capa della Bce su possibili ‘scudi’ anti-spread a protezione dei paesi periferici più esposti, è arrivato il venerdì nero dell’azionario globale, scatenato da un dato USA che indica inflazione in accelerazione invece che in rallentamento, che ha acceso timori che la prossima mossa della Fed, magari già mercoledì 15 giugno, possa essere un rialzo di tre quarti di punto invece di mezzo. Ma la botta è arrivata quasi più dura in Europa che a Wall Street e durissima a Milano, con le banche falcidiate. Molti titoli di giornali e tv incolpano la Bce, che lasciando andare lo spread dei BTP ha incoraggiato le vendite sulle banche italiane, che di BTP sono piene. Ma se si guardano i grafici, fino alle 1429 ora italiana l’Ftse MIB teneva più o meno i 23000 punti, poi ha finito poco sopra 22500. Il germanico DAX, che allo spread è del tutto indifferente, nel primo pomeriggio viaggiava in calo ma sopra i minimi, poi dopo le 1430 è sprofondato per finire in rosso di oltre il 3% con le banche bastonate, e lo Stoxx 600 non ha fatto molto meglio. Insomma, Lagarde ha innervosito, e non poco, i mercati, il dato americano sull’inflazione ha dato il colpo di grazia.
MISCELA AVVELENATA PER LE BANCHE ITALIANE
Sui mercati in Europa e USA pesa una piramide di incertezze. In cima c’è la recessione, che forse da questa parte dell’Atlantico è già arrivata e sull’altra potrebbe tra 2-3 trimestri. Ci si potrebbe arrivare con una Fed concentrata sull’inflazione e disposta a correre il rischio pur di contrastarla. In Europa è invece più nelle carte che nelle mani della Bce, è può essere il risultato del cocktail velenoso di caro energia, scarsità di materie prime e componenti, consumi in frenata, con la ciliegina sulla torta messa dalle stesse autorità europee con tempismo sventurato dello stop alla vendita di auto tradizionali dal 2035, una scadenza ravvicinata che imporrebbe una riconversione immediata dell’industria di settore, particolarmente dura per l’Italia, un po’ meno per la Francia e ancora meno per la Germania, che è già partita con investimenti miliardari. La miscela di spread elevato e recessione è particolarmente letale per le banche italiane, perché comporta la svalutazione di un asset, il BTP, ampiamente detenuto in portafoglio, e il rischio di una nuova ondata di crediti dubbi o inesigibili in carico a imprese già in difficoltà…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.