Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group, vede crescita del debito privato piatta nelle economie avanzate: ciò non segnala necessariamente recessione imminente, ma peserà sulla crescita globale
Il ciclo finanziario USA si sta avvinando al picco, per gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, come il forte rincaro delle materie prime, il rallentamento del commercio mondiale e l’aumento dell’incertezza per famiglie e imprese. Inoltre una Fed più aggressiva spinge al rialzo il costo dei mutui. Molto ora dipende dalla tenuta dei prezzi immobiliari ma è improbabile che la crescita a doppia cifra vada avanti a lungo. L’inflazione ai massimi di 40 anni è tra i fattori che pesano di più sul ciclo, che ora potrebbe essere vicino a una flessione.
CRESCITA DEL CREDITO IN FRENATA
Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group, ritiene difficile che emerga un fattore di ripresa mentre la Fed aumenta aggressivamente i tassi e prevede che in assenza di un sostanzioso releveraging del settore privato, la crescita del credito sia destinata con tutta probabilità a rallentare ulteriormente ed entrare in territorio negativo nel corso del 2022. E’ già accaduto in passato, durante gli ultimi due picchi del ciclo finanziario USA a fine 80 e tra il 2006 e il 2007. Ma secondo l’esperto di Capital Group il ciclo finanziario non è a rischio solo negli Stati Uniti ma anche in altri mercati sviluppati…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.