Non tutte le aziende sono in sofferenza in questo momento economico difficile per il mondo intero.
Ieri il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivelato che più o meno tutto il mondo sarebbe sull’orlo di una recessione globale, a causa di inflazione, guerra in Ucraina, e lockdown in Cina. Ma in un tale scenario c’è anche chi riesce ad approfittarne.
Oltre alle aziende che commercializzano idrocarburi fossili, i cui prezzi quest’anno sono saliti alle stelle, anche quelle che riescono a sfruttare anomalie di mercato come il rublo molto forte possono ottenere ottimi risultati.
È il caso del gruppo bancario italiano Unicredit (BIT:UCG) che ha chiuso il secondo trimestre del 2022 con un utile superiore ai 2 miliardi di euro, a fronte di una previsione inferiore al miliardo.
Quindi ha prodotto un utile superiore a due volte quello atteso, anche grazie alla forza del rublo. Infatti senza l’apporto dei proventi legati alla Russia l’utile sarebbe stato di circa 1,6 miliardi di euro.
Il primo trimestre dell’anno si era concluso con un utile di 274 milioni, a causa soprattutto delle svalutazioni sulle sue partecipazioni in Russia, mentre nel secondo trimestre il mercato russo ha prodotto da solo 400 milioni di utili per la banca.
I ricavi sono stati di quasi 4,8 miliardi di euro, contro i 4,5 previsti, in aumento dell’8,9% rispetto all’anno scorso.
L’amministratore delegato Andrea Orcel ha dichiarato che si è trattato della migliore performance per il primo semestre degli ultimi 10 anni, con un utile complessivo di 2,28 miliardi di euro.
Il ruolo del rublo
Il rublo ha iniziato ad apprezzarsi a fine aprile, ovvero a trimestre già iniziato e dopo un crollo del 45% tra fine febbraio ed inizio marzo. Il picco massimo lo ha raggiunto proprio a fine trimestre, per poi ritracciare un po’ a luglio.
Rispetto ai valori precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina, il secondo trimestre del 2022 si è chiuso con un aumento del valore del rublo in dollari del 44%.
La richiesta alla BCE per il buyback
Oggi Unicredit ha chiesto alla BCE l’autorizzazione per la seconda tranche del buyback 2021, per un importo di 1 miliardo di euro. Nel corso dell’anno aveva completato la prima tranche per un importo complessivo di 1,579 miliardi di euro, acquistando dal mercato ed annullando il 19 luglio 162.185.721 azioni.
Durante il periodo in cui è avvenuta la prima tranche da circa un miliardo e mezzo di euro di buyback, tra aprile e luglio, il prezzo delle azioni Unicredit è prima salito del 18%, e poi sceso del 24%.
Movimenti di prezzo
Oggi il titolo Unicredit in borsa fa un balzo improvviso di quasi il 6% (9,14 euro il prezzo di scambio al momento della pubblicazione), sebbene il prezzo attuale sia ancora molto basso rispetto a quello dei mesi scorsi. Infatti è ancora del 7% inferiore rispetto a quello di 30 giorni fa, e addirittura del 32% inferiore a quello di inizio anno.
Da notare che rispetto ai massimi storici del 2007, ovvero prima della grande crisi del 2008, è ancora inferiore del 96%. Tuttavia perlomeno è tornato vicino ai livelli di maggio 2012.
Foto di Wikimedia Commons
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