Secondo il Financial Times, la piattaforma di condivisione video YouTube, di proprietà di Alphabet Inc (NASDAQ:GOOGL) (NASDAQ:GOOG), sta tornando a utilizzare moderatori umani per il monitoraggio dei contenuti online, dopo diversi mesi in cui l’azienda si era affidata perlopiù all’intelligenza artificiale.
Cosa è successo Può sembrare che l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche possa migliorare la qualità della moderazione dei contenuti sulle piattaforme social; tuttavia le tecniche di moderazione basate su algoritmi guidati dall’intelligenza artificiale hanno dimostrato di essere più sensibili alla censura.
Neal Mohan, Chief Product Officer di YouTube, ha osservato che, sebbene le “macchine di YouTube” siano in grado di rilevare video potenzialmente dannosi, non sono in grado di esprimere un giudizio come invece possono fare i moderatori umani.
I valutatori umani “prendono decisioni che tendono ad essere più sfumate, specialmente in aree come l’incitamento all’odio, la disinformazione medica o le molestie”, ha detto Mohan al FT.
Con l’inizio della pandemia di Covid-19, che ha costretto i propri dipendenti a rimanere a casa, YouTube ha cominciato ad implementare algoritmi di apprendimento automatico per monitorare i contenuti dannosi: ciò ha portato, tra aprile e giugno di quest’anno, alla rimozione di oltre 11 milioni di video; il FT ha riferito che quasi 160.000 di questi sono stati poi ripristinati in seguito ad un appello.
Perché è importante A marzo Alphabet, Facebook Inc (NASDAQ:FB) e Twitter Inc (NYSE:TWTR) avevano avvertito di eventuali errori che l’intelligenza artificiale avrebbe potuto commettere nella moderazione dei contenuti, dato che la maggior parte dei lavoratori dell’azienda era rimasta a casa a causa della pandemia di coronavirus, come riferito all’epoca da Reuters.
I ricavi pubblicitari rappresentano una significativa fonte di reddito per le piattaforme social; avere parametri di moderazione dei contenuti troppo rigorosi potrebbe allontanare gli inserzionisti e dunque avere un impatto diretto su questa fonte di entrate.
Nel 2017 molti importanti marchi avevano ritirato le loro pubblicità da YouTube dopo che i loro annunci erano stati mostrati sulla piattaforma insieme a contenuti discutibili, come riportato dal Guardian; all’epoca YouTube aveva affrontato questo problema modificando alcune delle sue norme e consentendo un elevato grado di controllo agli inserzionisti grazie a dei nuovi strumenti.
Movimento dei prezzi Dopo un calo del 2,42% osservato durante l’orario di negoziazione, nell’after-market di venerdì le azioni ordinarie di Classe A di Google sono ulteriormente diminuite, chiudendo a 1.451,09 dollari per azione; le azioni di Classe C hanno perso il 2,38% durante la sessione regolare e un ulteriore 0,55% nella sessione after-hours, chiudendo a 1.452 dollari.