Michael Blümke, Senior Portfolio Manager, prevede che l’attenzione tornerà sull’inflazione: non è detto che lo stress bancario ridurrà la crescita al punto da compensare uno o più nuovi rialzi dei tassi di interesse
La recente crisi bancaria originata in Usa e poi estesa in Europa sarà dimenticata in tempi relativamente brevi e l’attenzione tornerà a convergere sull’inflazione. Le conseguenze per l’economia reale sono attualmente sopravvalutate e non è quindi detto che lo stress nel settore bancario e i suoi effetti sull’attività di finanziamento ridurranno la crescita in misura tale da compensare uno o più rialzi dei tassi. È l’opinione di Michael Blümke, Senior Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors che fa il punto dopo il collasso della Silicon Valley Bank e della Signature Bank e poi l’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di Ubs.
PIÙ VOLATILITÀ SUI TASSI CHE SULL’AZIONARIO
Il caso ha alimentato i timori di una nuova crisi bancaria, a 15 anni di distanza, ma al momento il nervosismo è dettato più dalla volatilità dei tassi che da quella dei mercati azionari. Per capire come evolverà la situazione sul fronte dei tassi, secondo Blümke, i fattori determinanti sono la futura evoluzione della lotta all’inflazione e la gestione dell’attuale crisi bancaria. Gli ultimi sviluppi hanno fatto precipitare i tassi, perché secondo la narrazione corrente lo stress bancario potrebbe aiutare le banche centrali a contrastare l’inflazione, in quanto inasprisce le condizioni di credito, compensando parte dei rialzi necessari per raggiungere il target della Fed del 2%…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.