Al termine di questa settimana, tra le agenzie di stampa rimbalza la notizia: via libera alla terza tranche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’Europa ha fatto la sua proposta e l’Italia l’ha accolta, ma come sono andate le prime due rate, e come ci stiamo approcciando alla quarta?
Btp, bund, bond, spread, Pnrr.
C’è chi ci legge un componimento futurista, chi una partitura di beatbox e chi, pacatamente e in totale onestà, non ci capisce un acca. Sembra che la finanza faccia di tutto per assomigliare piuttosto a una tavola di Rorschach, quei disegni dove lo psicologo di turno ci chiederebbe “cosa ci vedi?”. E noi giù di animali, oggetti, volti e lui che intanto prende appunti. Ma andiamo con ordine.
Focalizziamoci ora sull’ultima sigla: Pnrr, o meglio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Cos’è? Ma soprattutto: cos’è stato e, con un po’ di fortuna, cosa sarà.
LO STATO DELLE COSE
In breve, il Pnrr è il progetto del governo italiano per gestire i fondi del Next Generation Eu, il piano di Bruxelles per rilancio economico post-pandemia dei Paesi membri. Tutto partì nel 2021, quando il governo Draghi siglò un piano per utilizzare i 191,5 miliardi destinati all’Italia – maggiore beneficiaria del Next Gen. Il settore a cui sono destinati la maggior parte dei fondi è quello delle infrastrutture, al secondo posto la transizione ecologica, e completa il podio l’accoppiata impresa e lavoro. Il progetto prevede 6 ‘missioni’ che comportano diverse riforme e investimenti – rispettivamente 66 e 292 – e le rispettive scadenze da rispettare. Ma a che punto siamo oggi?..
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.