Mayssa Al Midani, gestore del fondo Pictet – Nutrition di Pictet Asset Management sottolinea come l’agricoltura intensiva sia tra le principali cause della crisi climatica perciò bisogna investire in alternative più sostenibili
L’industria globale alimentare sta vivendo una rapida trasformazione, in reazione ai problemi di approvvigionamento registrati dopo la pandemia e con lo scoppio della guerra lungo le catene produttive. È, infatti, sotto gli occhi di tutti la precarietà di una rete di fornitura ‘attaccabile’ e poco sicura, ma anche i costi ambientali e sanitari associati alla produzione intensiva e al consumo di carne. Mayssa Al Midani, Senior investment manager e gestore del fondo Pictet – Nutrition di Pictet Asset Management, sottolinea l’importanza di una scelta oculata di sistemi alimentari che integrino la tecnologia nei processi produttivi e si impegnino nella creazione di una nuova generazione di cibo, incentrata sul rispetto dell’ambiente, la riduzione degli sprechi, la prevenzione della salute delle persone e la sicurezza alimentare e delle catene produttive.
IMPRONTA DELL’AGRICOLTURA SUL PIANETA
L’agricoltura moderna, spiega George Monibot, attivista ambientale ed editorialista del Guardian, ha inflitto una “dispersione agricola” al mondo naturale, diventando una delle principali cause di deforestazione, perdita di biodiversità, inquinamento e crisi climatica. L’agricoltura e lo sfruttamento della terra hanno un’impronta ambientale elevatissima a causa delle emissioni di gas serra e dello sfruttamento delle acque e del suolo. Oltre un quarto delle emissioni totali di gas serra deriva infatti dal cibo e metà delle terre abitabili del pianeta è usata per l’agricoltura. Tre quarti della deforestazione (ovvero 5 milioni di ettari di foresta persi ogni anno) sono inoltre causati dall’agricoltura, che distrugge tanto la biosfera quanto l’atmosfera…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.