L’indicatore PMI composito resta in territorio negativo tra inflazione e tassi alti, mentre in USA l’attività di manifattura e servizi tiene ma segnala stagnazione. In calo i titoli tecnologici e del settore immobiliare
Un indice PMI composito di manifattura e servizi a 47,1 in settembre, poco sopra ma vicino ai minimi di 34 mesi toccati ad agosto, non aiuta il sentiment degli investitori, e le principali piazze azionarie europee si avviano a chiudere sotto la parità una settimana negativa segnata dalle riunioni delle Banche Centrali. In USA lo stesso indice PMI è uscito appena sopra la demarcazione tra contrazione e espansione ma segnala comunque stagnazione e continua a viaggiare ai minimi da febbraio.
Gli investitori continuano a digerire il round di riunioni delle banche centrali che ha visto la Fed lasciare i tassi fermi ma segnalare costo del denaro più alto più a lungo. In Europa le vendite interessano soprattutto i titoli tecnologici e del settore immobiliare mentre a livello di singoli titoli sono pesanti le olandesi ING e ABN AMRO Bank dopo l’approvazione in Parlamento di una proposta per aumentare le tasse sulle banche.
Il listino milanese si muove in linea con gli altri con il FTSE MIB che si tiene sopra quota 28,600 punti con perdite che interessano Italgas e Unicredit, quest’ultima su prese di beneficio dopo aver toccato i massimi di 7 anni. Vendite anche su Stellantis penalizzata dal mega sciopero dell’auto a Detroit, mentre scambiano in positivo Recordati e Eni.
Sugli altri mercati si registra un euro debole che passa di mano sopra quota 1,06 contro dollaro, mentre il prezzo del petrolio ha ripreso a salire con il WTI che passa di mano a 90,6 dollari e il Brent poco sopra i 94 dollari. I rendimenti dei principali titoli di Stato continuano a viaggiare su massimi pluriennali con il Bund tedesco al 2,74% e il BTP italiano al 4,57%.
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.