Capital Group, in un’analisi di Bobby Esnard, sottolinea le prospettive a lungo termine di India e Messico, ma fa anche i casi di Repubblica Ceca, Malaysia, Filippine, Vietnam, Indonesia e Brasile
Dopo decenni di globalizzazione, il trend ha raggiunto il plateau dopo la crisi finanziaria, e ora ci sono segnali di un’imminente inversione di tendenza. Il Fmi ha coniato il termine “slowbalisation”, ma in ogni caso la pandemia ha messo in luce un cambio di scenario per il commercio mondiale con tre fattori – frammentazione geopolitica, necessità di filiere resilienti e concorrenza per scarse risorse – che stanno guidando la deglobalizzazione, attraverso quattro canali: produzione e commercio, investimenti esteri, frizione finanziaria e restrizioni tecnologiche. Dopo lo spostamento delle filiere dalla Cina, si potrebbe determinare un’evoluzione degli scambi anche se al momento nessun paese può eguagliarne i vantaggi, nonostante la crescente attenzione su alcuni contendenti.
UNA POLTRONA PER DUE
Capital Group, nel commento titolato “Una poltrona per due”, a cura dell’Economista Bobby Esnard, si focalizza sui cambiamenti del commercio mondiale rilevando un trend di lungo periodo verso scambi meno globali e più regionali. Per i potenziali beneficiari del trasferimento della produzione dalla Cina c’è un compromesso tra ampiezza, costi e vicinanza. India e Messico sembrerebbero i destinatari più ovvi del crescente investimento nella strategia China Plus, poiché presentano fattori fondamentali per il successo, come manodopera a basso costo e popolazione giovane. Ma l’andamento dei salari e la forza della logistica evidenziano le sfumature dei due paesi…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.