Il caso della startup indiana Byju che ha fatto il boom durante la pandemia e che ora è sommersa dai debiti, le aziende del Pharma che si riassestano e filosofi che fanno inversioni a U
Prima e dopo. Non c’è ‘durante’.
O meglio c’è, ed è anche ben presente, solo che non sapremmo definire esattamente quando è presente. È uno spartiacque, un periodo di cui sapremmo individuare più il contenuto che il contenitore, un lasso di tempo i cui confini sono fin troppo labili e offuscati dal tempo.
Magari non ci ricordiamo il primo giorno che abbiamo passato in lockdown, forse non sapremmo dire qual è stato l’ultimo, ma di certo ci ricordiamo cosa abbiamo fatto in quel periodo, le emozioni che abbiamo provato, e tutte le pizze che abbiamo infornato.
Ognuno, in base alla propria quotidianità passata, aveva dovuto riscrivere un diverso presente, e si è trovato a costruire un nuovo futuro.
Ora che in questo futuro ci viviamo, e che molti aspetti del lockdown sono dati per scontati – vedasi, per esempio, le videocall –, alcune realtà che prima ci sembravano incrollabili, iniziano a vacillare, tanto da chiedersi se la Covid-economy – nata in seno o dai postumi della pandemia – sia ormai verso il suo declino.
Abbiamo qualche caso da analizzare. Se rimanete con noi, lo facciamo assieme!
UNO SGUARDO QUA E LÀ
L’India ormai è quasi un must nei portafogli di investitori e aziende. Di casi di successo ce ne sono, ma forse uno dei più grossi è quello di Byju, ex-startup prodigiosa da 22 miliardi di dollari, che provvedeva a sistemi tecnologici per l’educazione a distanza. Capite bene che una realtà simile durante la pandemia ha fatto il botto, con investitori – anche di primo livello – che facevano la fila per accaparrarsene una quota. Che fine ha fatto questo sogno dorato? Da metà luglio è in amministrazione controllata, incatenata dai debiti…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.