Gli esperti di Invesco illustrano i principali fattori trainanti il mercato aurifero e formulano le loro previsioni per i prossimi mesi agli investitori interessati a esporsi all’oro in modo semplice e conveniente
Nel corso di quest’anno l’oro ha messo a segno un rally aggressivo infrangendo la soglia dei 2400 dollari l’oncia. La domanda è stata spinta sia da parte degli investitori retail di lingotti e monete d’oro sia, soprattutto, dagli acquisti da parte delle banche centrali dei mercati emergenti. Spiccano in particolare quelle di Cina, Turchia, India, Polonia, Kazakistan, Singapore, Russia e Repubblica Ceca, impegnate nel “de-dollarizzare” le proprie riserve. Secondo il World Gold Council a preoccupare le banche centrali di tutto il mondo, spingendole a raddoppiare i propri acquisti di lingotti, è il congelamento delle riserve russe in dollari USA dopo l’invasione dell’Ucraina.
LA SPINTA VERSO IL “BENE RIFUGIO”
“A invogliare una diversificazione rispetto a titoli di Stato e valute è anche l’aumento del debito pubblico a livello globale – spiegano Paul Syms, Head of EMEA Fixed income & Commodity product management, e Kathy Kriskey, Product Strategist, Commodities and Alternatives ETFs di Invesco – Ci sono poi due conflitti attivi (quelli tra Israele e Palestina e tra Russia e Ucraina) che rendono attrattivo l’oro per il suo status percepito di “bene rifugio”. Inoltre, dal momento che l’oro non produce interessi, se le banche centrali taglieranno i tassi e i rendimenti delle obbligazioni scenderanno, aumenterà l’attrattiva per il metallo giallo. Il suo prezzo potrebbe salire ancora se proseguirà il flusso di acquisto di oro da parte delle banche centrali, se permarranno i rischi geopolitici e si intensificheranno i timori legati alle elezioni, non solo quelle degli negli Stati Uniti”...
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.