Dalla crisi dell’industria dell’auto che non vende le elettriche fino a Bp che ora starebbe rinviando l’addio al petrolio, forse si è esagerato nelle tempistiche del passaggio al green condizionati da una certa “furia ideologica”
La crisi del settore auto è ormai grande e chiara a tutti, con tutte le case che arrancano. Diverse le cause, ma sicuramente anche un eccesso di fiducia nelle vendite di elettriche, con la gente che preferisce semmai passare all’ibrido. Ma ora c’è anche il colosso Bp che, si dice, starebbe rinviando i piani di transizione dal petrolio: niente più riduzione entro il 2030 come previsto e anzi pare vogliano investire in nuovi bacini di greggio in diverse parti del mondo. Segno dei tempi
LA TRANSIZIONE GREEN NON È UN GIOCO
Già, segno di tempi che forse stanno cambiando: da quelli di una certa “furia ideologica” che ha spinto senza se e senza ma verso una transizione energetica a tappe forzate e estremamente veloce, a un possibile (saggio) approccio più ponderato e razionale, meno ideologico appunto. E sì, perché una completa transizione green dell’Occidente (in Cina di fatto non se ne parla e lì ci sarebbe il grosso da fare) non è uno scherzo, ci sono impatti sulle industrie e sul tessuto economico e produttivo da ben calcolare, come ora si sta vedendo per il settore auto. Bisogna avere la forza e la serietà di dire che la transizione green non è un gioco né roba la cui guida può essere lasciata alla Greta Thunberg di turno o a manifestazioni di studenti che ragionano solo per slogan e non hanno la minima idea degli aspetti di necessaria sostenibilità economica del tutto…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.