Thomas Høgh (Capital Group) illustra le tendenze che potrebbero determinare un calo del dollaro, partendo dall’aumento vertiginoso del disavanzo nel bilancio federale
Forse è ancora presto per poterlo affermare con certezza, ma il 2020 potrebbe rappresentare il punto di svolta per il dollaro statunitense: alcuni importanti tendenze sembrerebbero indicare che il biglietto verde sia entrato in un nuovo ciclo ribassista. A segnalarlo è Thomas Høgh, Fixed Income Portfolio Manager di Capital Group, in un’analisi dedicata alla valuta statunitense incentrata su tre importanti tendenze: la convergenza della politica monetaria tra le economie avanzate, l’aumento vertiginoso del disavanzo di bilancio federale e i notevoli cambiamenti nei flussi commerciali globali.
LA CONVERGENZA DEI RENDIMENTI REALI RIDUCE L’APPEAL DEL DOLLARO
Dal 2013 i rendimenti reali USA, cioè rettificati per l’inflazione, sono risultati più allettanti rispetto a quelli di Germania, Giappone e Regno Unito. Il differenziale si è amplificato nel 2015, quando la Federal Reserve ha avviato un ciclo triennale di aumenti dei tassi di interesse: il significativo vantaggio del carry (extra rendimento) ha alimentato il rafforzamento del dollaro. Ma i massicci stimoli monetari e i tagli ai tassi d’interesse attuati dalla Federal Reserve in risposta all’epidemia di Covid-19 hanno di fatto praticamente azzerato questo vantaggio avviando un potenziale ciclo ribassista del dollaro…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.