Nel confronto con gli Usa Roma è piazzata molto meglio di Berlino e Parigi in una partita che potrebbe finire con un win-win, ma anche con danni profondi, non solo per il vecchio (in tutti i sensi) continente
L’Europa che si prepara al Trump 2.0 è lontana anni luce di quella che solo 8 anni fa alzava barricate ideologiche contro il protezionista populista arrivato a sorpresa alla Casa Bianca e si affidava al nuovo campione del libero mercato, il cinese Xi Jinping, che avrebbe garantito i flussi di scambi minacciati dai dazi in arrivo da Washington, mentre metteva in mano allo zar Putin il rubinetto del gas. Il terzetto allora al comando della Ue, composto dalla tedesca Merkel, dal lussemburghese Juncker e dal francese Hollande, gongolava anche per essersi liberato qualche mese prima della Gran Bretagna, ritenuta una pericolosa quinta colonna Usa in seno alla stessa Ue. L’Italia, che aveva appena scaricato Renzi per sostituirlo con Gentiloni, era sempre la pecora nera con lo stigma del debito.
GLI INVESTITORI VENDONO FRANCIA PER COMPRARE BTP
Otto anni dopo quel mondo è capovolto. I due azionisti di maggioranza della Ue, Germania e Francia, sono in crisi profonda, l’auto è al collasso dopo aver impiccato l’industria all’ideologia elettrica, Cina in crisi e Russia in guerra non sono più partner alternativi agli Usa, e gli investitori vendono i titoli di Stato di Parigi per comprare BTP, con la premier Meloni posizionata per giocarsi meglio degli altri la partita con Trump, Che intanto si prepara a replicare la strategia di successo del primo mandato, fatta di tagli alle tasse, un uso calibrato dell’arma dei dazi e una politica estera diretta a smussare le tensioni, che rispetto a otto anni fa sono diventate guerre, con la possibilità che il fronte globale si allarghi al Sud Est asiatico, viste le ultime turbolenze coreane…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.