Il Presidente Donald Trump ha utilizzato la sua piattaforma Truth Social per accusare “i pazzi della sinistra radicale” di aver boicottato “illegalmente e collusivamente” Tesla.
Il boicottaggio però non è illegale. La Corte Suprema ha stabilito nel 1982 che il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti protegge il diritto degli americani di protestare contro le imprese.
La filippica di Trump arriva sulla scia delle accuse di Elon Musk ad alcuni gruppi legati alla raccolta fondi dei Democratici per aver orchestrato una campagna contro Tesla, Inc. (NASDAQ:TSLA).
In un post di sabato 8 marzo su X, Musk ha scritto che ActBlue, una piattaforma di raccolta fondi, “è attualmente sotto inchiesta per aver consentito donazioni straniere e illegali in violazione delle norme sul finanziamento delle campagne elettorali”.
Il miliardario CEO di Tesla, che è a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) per il taglio dei costi di Trump, ritiene che cinque gruppi – Democratic Socialists of America, Disruption Project, Indivisible, Rise & Resist e Troublemakers – siano dietro un’ondata di proteste che si concentrano sulle concessionarie Tesla.
Musk ha nominato diversi personaggi influenti, tra cui il filantropo George Soros e il cofondatore di LinkedIn Reid Hoffman, come finanziatori della campagna.
“I finanziatori di ActBlue includono George Soros, Reid Hoffman, Herbert Sandler, Patricia Bauman e Leah Hunt-Hendrix”, ha sottolineato Musk nel post. Senza però portare alcuna prova.
Non è la prima volta che Musk usa la piattaforma di social media X per rispondere ferocemente agli attacchi a Tesla.
Le azioni di Tesla hanno subito una storica serie di sette settimane di ribassi, perdendo 500 miliardi di dollari di valore di mercato. Anche il valore del marchio dell’azienda è sceso del 26%, posizionandosi al 36° posto a livello globale, dal 18° posto del 2024, secondo Brand Finance.
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