Per le imprese italiane in difficoltà, la transazione fiscale rappresenta una concreta occasione di rilancio. Prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, questa procedura permette di negoziare il debito con Agenzia delle Entrate, INPS e INAIL, alleggerendo in modo significativo il carico fiscale. Per accedervi, però, sono richiesti requisiti stringenti e una pianificazione attenta.
Cosa è successo
La transazione fiscale è destinata alle imprese in stato di crisi o insolvenza conclamata, a patto che presentino un piano di risanamento attendibile, accompagnato da una certificazione redatta da un professionista indipendente. Questo piano deve dimostrare che l’accordo proposto risulta più conveniente per l’Erario rispetto a una liquidazione forzata.
Sono ammessi alla rinegoziazione debiti come IRPEF, IRES, IRAP e imposte di registro, mentre restano esclusi quelli relativi all’IVA e alle ritenute d’acconto. Questa distinzione tecnica rende indispensabile una consulenza fiscale approfondita, in modo da valutare correttamente quali somme possano essere oggetto di transazione.
Per avviare la procedura è necessario presentare una proposta dettagliata al Tribunale o all’organo di composizione negoziata, corredata da una relazione giurata sull’effettiva sostenibilità del piano. Gli enti creditori hanno poi 90 giorni per decidere se accettare l’offerta.
Perché è importante
L’approvazione della transazione consente una forte riduzione del debito residuo, con l’eliminazione di sanzioni e interessi e la possibilità di pagamento dilazionato fino a dieci anni, favorendo il risanamento.
La continuità operativa dell’impresa viene tutelata, evitando l’interruzione dell’attività e le conseguenze spesso irreversibili della liquidazione giudiziale.
Tuttavia, il mancato rispetto del piano comporta l’annullamento dell’accordo, con il ritorno all’intero debito iniziale: per questo serve una strategia sostenibile, costruita con il supporto di esperti del settore.
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