Mark Hawtin, Investment Director e gestore del GAM Star Disruptive Growth di GAM, rileva il contrasto tra la risonanza mediatica dell’accordo G7 per l’aliquota globale e l’impatto minimo sugli utili dei Big Tech
L’accordo quadro raggiunto il 5 giugno in ambito G7 per un’aliquota fiscale minima globale per le grandi multinazionali è stato indubbiamente una grande notizia da prima pagina, per l’insolito risultato dei grandi Paesi che lavorano insieme sulla tassazione dei redditi delle multinazionali globali, ma il suo significato economico sulla base degli attuali dettagli e l’impatto sugli utili dei colossi del web sembra per il momento trascurabile. Lo sottolinea in un commento Mark Hawtin, Investment Director e gestore del GAM Star Disruptive Growth di GAM.
ALIQUOTA APPENA SOPRA QUELLA IRLANDESE
Della global minimum tax si discuteva da tempo, pensando come obiettivi principali alle compagnie di internet più grandi come Apple, Facebook e la controllante di Google Alphabet. Il minimo concordato dai ministri delle Finanze del G7 a livello globale è una tassa del 15% sui ricavi, anche se ci sono ancora richieste per aumentarla, dato che è solo marginalmente superiore all’attuale aliquota irlandese del 12,5%. In generale, osserva Hawtin, è infatti l’Irlanda che viene usata da queste grandi aziende per ridurre le loro tasse sugli utili internazionali…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.