A partire dal 1° aprile 2024, l’Italia assisterà a un cambiamento significativo delle norme che regolano lo smart working, segnando la fine del regime di emergenza.
Cosa è successo
È stato respinto l’emendamento al Decreto Milleproroghe che estendeva teoricamente la possibilità di smart working nel settore privato per i lavoratori con figli minori di 14 anni e per i lavoratori vulnerabili. Le attuali regole sul lavoro agile saranno valide fino al 31 marzo 2024.
Dal 1° aprile 2024, i criteri di priorità per l’accesso allo smart working nel settore privato cesseranno di esistere. Tuttavia, ciò non implica la sua abolizione; il datore di lavoro può concedere o negare la sua applicazione in base alle proprie esigenze produttive.
Per continuare a utilizzare lo smart working, i dipendenti dovranno raggiungere un accordo con il proprio datore di lavoro. Nonostante la fine del periodo di emergenza, lo smart working rimane un fattore di attrazione per le aziende che vogliono attrarre e trattenere i talenti. In molte aziende, il lavoro agile è stato essenzialmente delegato ai contratti collettivi, che definiscono i giorni in cui i dipendenti possono lavorare da remoto e quelli in cui devono necessariamente recarsi in ufficio.
Dal 1° aprile 2024, per continuare a utilizzare lo smart working, si dovrà sottoscrivere un accordo individuale tra il datore di lavoro e il dipendente, come previsto dall’articolo 19 della legge n. 81/2017. Nessuna categoria di lavoratori potrà accedere al regime semplificato: in altre parole, non ci sono scorciatoie e non è possibile passare al lavoro agile senza un accordo.
È importante notare che questo cambiamento non comporta la perdita di tutele per i lavoratori vulnerabili. In sostanza, le regole sono semplicemente standardizzate. Tutte le comunicazioni di attivazione devono essere effettuate e l’operazione deve essere svolta per via telematica, utilizzando il canale ordinario. In caso contrario, si applicano le sanzioni.
Il ritorno al regime ordinario comporta un cambiamento di paradigma nello svolgimento dell’attività lavorativa. D’ora in poi, lo smart working costituisce un elemento per aumentare la competitività e consentire una migliore conciliazione tra vita e lavoro. Il dipendente non potrà più pretenderlo, né il datore di lavoro imporlo.
Sebbene la pandemia sia stata superata, è rimasto il cosiddetto regime semplificato per lo smart working, la cui scadenza era fissata al 31 marzo 2024. L’agevolazione era prevista solo per il settore privato e per due categorie di lavoratori.
Per questi lavoratori, almeno fino al 31 marzo 2024, il regime speciale consiste in una semplificazione. È infatti possibile accedere al lavoro agile anche in assenza di accordi individuali scritti. Anche se gli obblighi informativi in materia di salute e sicurezza sul lavoro devono continuare a permanere. E soprattutto in materia di tutela.
Cosa cambia sostanzialmente dal 1° aprile 2024?
A partire da questa data, i datori di lavoro – sia pubblici che privati – dovranno dare priorità alle richieste di smart working quando provengono da lavoratori con un disabile a carico in situazione di gravità certificata ai sensi della Legge 104/1992. E a quelli con figli fino a 12 anni.
Come abbiamo anticipato prima, è necessario sottoscrivere un accordo individuale di smart working, che deve contenere alcuni elementi previsti dall’articolo 19 della legge n. 81/2017, che deve essere combinato con il Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile del 7 dicembre 2021.