Sandra Rhouma, European Economist Fixed Income, spiega l’importanza del fattore R* e come stimarlo correttamente. Verso un assestamento più probabile al ribasso, per i problemi dell’Eurozona
Alla fine del ciclo di tagli della Bce, non necessariamente il tasso neutro sarà molto più alto del livello pre-pandemia. Mentre proseguono i cicli di allentamento delle banche centrali di tutto il mondo e gli investitori si interrogano sul futuro punto di arrivo dei tassi, la risposta giusta dipende da una variabile cruciale, che riguarda il cosiddetto “tasso neutro”, indicato nella teoria accademica con il simbolo R*, vale a dire il livello a lungo termine necessario per mantenere in equilibrio crescita e inflazione. Lo sottolinea AllianceBernstein in un’analisi di Sandra Rhouma, European Economist Fixed Income, secondo cui i policymaker non possono osservare R* in tempo reale ma devono stimarlo, con tutte le sfide e le incertezze che comporta.
ASTRARRE DAI FATTORI CICLICI MA TRANSITORI
Il problema centrale è stabilire se i tassi neutri torneranno a convergere verso i livelli pre-pandemia o se la recente fiammata dell’inflazione non abbia spinto al rialzo R* in alcune economie, se non tutte. Per trovare la soluzione, secondo l’esperta di AllianceBernstein, la Bce dovrebbe concentrarsi sui problemi strutturali che affliggono le economie dell’Eurozona, astraendo dai fattori ciclici potenti ma transitori innescati da eventi come COVID e shock energetico. Prima della pandemia, i modelli indicavano chiaramente una tendenza al ribasso, ma alcuni di questi stessi modelli ora suggeriscono che R* potrebbe essere tornato ad aumentare…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.