Tim Cook annuncia l’intenzione di diversificare le forniture. La Cina fa paura?
Dapprima è stato il Covid, poi la guerra in Ucraina, due eventi molto diversi tra loro che però hanno mostrato quanto interconnessa e fragile sia l’economia mondiale. Oggi, infatti, qualunque cosa accada finisce col riverberarsi a livello globale, con risultati spesso imprevedibili. Quando è scoppiata la pandemia, ad esempio, nessuno immaginava che ciò si sarebbe tradotto in liste d’attesa anche di un anno per veder consegnata la propria automobile, o in alternativa di poterla avere subito ma senza l’infotainment, da installarsi in un secondo momento. Non c’è però bisogno di essere degli indovini per capire cosa accadrebbe qualora la Cina, come ormai più volte annunciato, tentasse di annettere Taiwan, nazione che da sola produce il 60% dei processori mondiali.
DALL’ARIZONA ALLA GERMANIA
Ecco perché, nel dubbio di cosa voglia realmente fare Xi Jinping (e quando), l’Occidente sta cominciando a pensare a un piano B. E tra i tanti con lo sguardo proiettato al futuro troviamo Apple, che si sta preparando a far produrre i chip per i propri dispositivi in Arizona. A dichiararlo, in Germania, è stato nientemeno che l’amministratore delegato del colosso di Cupertino, Tim Cook, in una riunione tenutasi nel corso del suo tour europeo. Salvo poi aggiungere che Apple potrebbe espandere la propria rete di fornitori di chip anche in Europa. “Abbiamo già deciso di acquisire uno stabilimento in Arizona, che diverrà operativo col 2024. Abbiamo quindi due anni davanti a noi o forse un po’ meno”, ha detto Cook ai propri impiegati. “Sono convinto che troveremo il modo di rifornirci anche dall’Europa”, ha poi aggiunto alla presenza di Eddy Cue e Deirdre O’Brien, a capo rispettivamente delle vendite e delle risorse umane di Apple…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.