Finita nel mirino del Dipartimento di Giustizia USA e con Tesla è nella lista dei candidati a uscire dal firmamento dei Magnifici 7, ma i rischi sembrano più il modello di business e la dipendenza dalla Cina
La storia delle accuse delle autorità antitrust USA e europee alle Big Tech è lunga ormai più di un quarto di secolo, da quando nel 1998 Microsoft finì nel mirino per una presunta posizione di monopolio nella navigazione in Internet con il suo Explorer, a spese di Netscape che allora faceva parte di America Online. Nessuna delle offensive che da allora si sono succedute nei confronti dei colossi del web ha avuto l’esito di azioni simili intraprese in USA dall’inizio del secolo scorso, che hanno portato invece agli “spezzatini” che si sono succeduti nei settori strategici per rompere i monopoli, dal petrolio, al tabacco, all’acciaio, fino alle telecomunicazioni, con il breakup di AT&T nelle baby bell regionali per il mercato interno americano. Ora tocca ad Apple, accusata sempre di abuso di posizione dominante ai danni di Google. La controversia legale potrebbe durare anni, ma dovrebbero finire come le altre.
PESANO COME PER TESLA I PROBLEMI IN CINA
Intanto però nel mirino è finito il produttore di iPhone di Cupertino, già reduce come Tesla da ben più gravi problemi in Cina, e potrebbe rubare alla casa di Elon Musk il posto di principale candidato all’espulsione dal firmamento dei Magnifici 7, che secondo alcuni esperti, come Shannon Saccocia di Neuberger Berman, che in un recente commento proprio su Financialounge.com suggerisce che la pattuglia dei big potrebbe ridursi a due-tre nomi, lasciando spazio alla galassia di “dinamiche dozzine” che si sono lanciate a cavalcare l’onda dell’Intelligenza Artificiale. Secondo il WSJ I problemi di Apple riguardano più il suo modello di business che il Dipartimento di Giustizia, troppo concentrato sul ciclo di un prodotto hardware come l’iPhone…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.