AllianceBernstein, in un blog di Sammy Suzuki, indica tre pregiudizi che frenano gli investitori e che vanno ridimensionati: la supremazia del mercato Usa, la crescita carente degli utili e l’identificazione con la Cina
L’azionario emergente ha una brutta reputazione, ma un decennio perduto potrebbe aver creato condizioni promettenti di ripresa. Le apprensioni degli investitori sono comprensibili, ma uno sguardo più attento al passato e ai futuri volani rivela un panorama azionario ricco di opportunità diversificate. Per far tornare la fiducia è necessario riesaminare con occhio critico alcuni preconcetti sull’asset class. Gli investitori stentano ad apprezzare i mercati emergenti che nel 2023 hanno guadagnato il 9,9% sottoperformando ampiamente l’S&P 500, al termine di un decennio di deboli performance.
AZIONI EMERGENTI MEGLIO DELL’S&P 500
Ma in un blog Sammy Suzuki, CFA, Heah of Emerging Markets Equities di AllianceBernstein, si dice convinto che alcune delle maggiori preoccupazioni scaturiscano da tre malintesi: il primo è che le azioni Usa battono sempre le omologhe emergenti, il secondo che la crescita degli utili delle azioni emergenti sia carente, e infine che i mercati emergenti si riducano all’economia cinese. Suzuki sottolinea che le azioni statunitensi ed emergenti hanno messo a segno rendimenti annualizzati simili dal lancio dell’indice MSCI EM 23 anni fa, pari rispettivamente al 7,8% e al 7,6%, sopravanzando altri mercati sviluppati. Gli ultimi 10 anni sono stati deludenti, ma tornando più indietro si scopre che le azioni emergenti hanno nettamente sovraperformato l’S&P 500…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.