L’economista Robert Lind sottolinea il contributo fondamentale del Paese all’economia della Ue, soprattutto in un momento in cui cerca di placare i timori legati all’indebolimento della crescita
A dispetto dei crescenti timori di deindustrializzazione, l’attività manifatturiera tedesca si sta adattando rapidamente a un nuovo paradigma economico. Nel breve termine resterà la pressione sui settori ad alta intensità energetica, ma nel medio-lungo si ravvisano segnali incoraggianti che l’industria tedesca potrebbe consolidare la posizione a livello di tecnologie a basse emissioni. Con la rapida digitalizzazione globale e l’adozione delle auto elettriche, la Germania rischia di rimanere indietro rispetto a Paesi come la Cina, con un costo del lavoro superiore e la stagnazione della produttività, dovuta al pensionamento di una popolazione che invecchia, il che non fa ben sperare vista la storica solidità delle apparecchiature, prodotti chimici e farmaceutici.
SEGNALI POSITIVI VERSO CAMBIAMENTI STRUTTURALI
Ma Capital Group, in un’analisi a cura dell’economista Robert Lind, ravvisa alcuni segnali positivi visti i tentativi dell’economia di apportare cambiamenti strutturali sia a breve che a lungo termine, dando uno sguardo più approfondito ai dati che suggerisce che l’economia si sta orientando verso un’attività manifatturiera a maggiore valore aggiunto. I dati mensili potrebbero sovrastimare la debolezza manifatturiera, che invece in base alle stime trimestrali del valore aggiunto lordo nel 2023 si è rivelata più resiliente, rispecchiando un possibile slancio o suggerendo che le aziende sono passate a prodotti di valore superiore in vari settori…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.